Cesare ha 70 anni e mai avrebbe detto che su quel pianeta sperduto, un giorno, avrebbe accompagnato suo figlio e pochi altri detenuti politici, con a seguito mogli e bambini. Ci era stato, su quel pugno di roccia, anni prima, in cerca di minerali, ma poi le ricerche si erano interrotte e “il Coso” era stato “riconvertito” in colonia penale. Cosa li attendeva, non poteva dirlo con certezza. Sapeva però che vi erano altri esseri umani, laggiù, uomini e donne senza alcuna possibilità di salvezza.
Cesare e i suoi compagni devono sforzarsi di ricostruire un modello di società in miniatura, facendo leva sulla loro cultura e sulle rispettive abilità, ma dovranno ben presto fare i conti con l’altra metà del mondo, quella marcia, senza più pace, dignità né prospettive.
Terza Agnoletti ci regala un romanzo breve e intenso, che tocca temi importantissimi quali la ricostruzione della collettività, il pericolo di tecnologie fuori controllo e l’efficacia (se tale è davvero) della pena detentiva.
Terza Agnoletti (1936), insegnante in pensione, ha scritto storie fin dall’adolescenza, ma ha pubblicato qualcosa solo dopo il pensionamento.
Scrivere racconti, fantastici ma non solo, le serve come rifugio personale e come mezzo per riflettere sugli avvenimenti del presente.
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