Sicilia, terra di sole ardente e di campi coltivati. Una vita dura, fatta di sacrifici e rinunce per la sopravvivenza.
Don Calogero “non aveva né cuore né pietà per nessuno, l’unica cosa che gli importava erano soldi e potere; quest’ultimo gli procurava una goduria indescrivibile. Nelle sue vene non scorreva più sangue ma odio e violenza.”
Giuseppe lavora i campi e suo figlio Salvatore non avrà altro destino che quello di chinare il capo ai voleri di Don Calogero come aveva sempre fatto suo padre.
“Fu dopo queste parole che Giuseppe si sentì crollare il mondo addosso, si sentiva un essere inutile, insignificante, il cui destino era solo quello di chinare il capo. L’anima gli ribolliva dentro, voleva prendere il tridente e infilzarlo addosso a Don Calogero”.
Il desiderio di rivalsa, di riscatto sociale annebbieranno la ragione di Salvatore che non saprà più distinguere il bene dal male.
“Il cuore di un povero ragazzo che di lì a poco avrebbe fatto l’errore più grande della sua vita, che di lì a poco sarebbe diventato figlio delle tenebre. Si sarebbe trasformato nel male assoluto.”
Onofrio Provenzano nasce nel ‘75 a Milena (CL) un piccolo paese della Sicilia centro Occidentale. Diplomatosi in un Istituto Tecnico per Geometri nel 1995, nel 1999 si trasferisce per lavoro a Roma, nel 2002 a Milano. Oggi lavora presso l’azienda di trasporto pubblico di Torino con l’incarico di Operatore d’Esercizio. Grazie a questo lavoro ha sviluppato una conoscenza e sensibilità delle problematiche della società che lo circonda, ascoltando i desideri e le paure che si insinuano in ogni singolo individuo. Da sempre è appassionato di tematiche socio-politiche cercando di analizzarle da vari punti di vista, non focalizzandosi solo sulla visione comune. Ad oggi è un attivista sindacale, questa esperienza ha fatto maturare in lui più consapevolezza sui diritti sociali. Sposato dal 2003, è padre di due figli. È appassionato di lettura, cinema, sport e musica.
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