Due storie, due percorsi di vita s’intrecciano e si fondono grazie allo scorrere di alcune pagine di diario. Una, quella di Teresa, proprietaria della casa dove alloggia Giulia, ormai matura e piena di ricordi; l’altra, quella di Giulia, ragazza fragile, con un’infanzia infelice, priva di affetti e di amore, appena sbocciata ma carica di paure e reticenze.
“Ho vissuto in un clima di rancore, ho visto mia madre sottomettersi ogni giorno all’egoismo di mio padre; e più vedevo questo, più ero spronata a studiare e a emanciparmi, per poter andare via da quella maledetta casa.” “Solo da mia nonna ho avuto un tenero affetto, ma ora lei non c’è più…”
Giulia ripercorre la sua vita parallelamente al dipanarsi di quella di Teresa tra le pagine del suo diario dandole modo di analizzarsi, di guardarsi dentro e scandagliare i suoi lati più oscuri.
“Sento che questo diario sta diventando sempre più importante, nella mia vita; sento che nella storia di Teresa e della sua famiglia troverò delle risposte. Mi alzo e lo raccolgo da terra; mi assicuro che non si sia danneggiato e lo stringo al cuore.”
“È strano, ma quel diario è diventato sempre più importante, per me. Teresa è entrata a far parte della mia vita, oramai.”
Una storia fresca, dai sentimenti delicati, che dona speranza e nuova vitalità.
Teresa Genova, è nata a Roma, attualmente vive fra l’Italia e gli Stati Uniti. Si diploma come maestra elementare ottenendo poi la specializzazione di educatrice professionale. Nel 1980 apre un nido e scuola dell’infanzia trilingue (italiano, francese e inglese) e in seguito laboratori di lingue, musica, arte, teatro e danza rivolti a bambini dai 6 ai 10 anni. Nel 1990 apre la seconda sede e nel 2000 registra il logo della sua scuola “La Maisonnette” avviando un progetto di franchising che rende possibile il moltiplicarsi delle scuole con il suo marchio e metodo educativo. Dal 2001 al 2008 scrive diversi articoli sulla rivista “Bambini” e su quella online “Psicolab” dal titolo “La Maisonnette: un esempio concreto di educazione trilingue”. Nel giugno 2011 viene pubblicato il libro “La Maisonnette – La scuola per l’infanzia di Teresa Genova” in occasione degli oltre 30 anni di attività. Il suo interesse principale è la sua famiglia, a tal fine si è impegnata nella lettura di testi di pedagogia, psicologia allargando poi la sua curiosità a diversi generi narrativi, tanto poi da spingerla a creare un nuovo stile educativo applicato nelle sue scuole. Nel 2016 vende il marchio e le scuole dedicandosoi alla sua amata lettura e scrittura.
Dr.ssa Maria Teresa Mattioni –
Un libro, prima di diventare tale, è una pagina bianca.
Tutti abbiamo una “pagina bianca” dentro di noi, che può essere riempita….”o anche no”, come dicono i giovani.
Ma una pagina bianca, pur se riempita, prima di diventare libro, può essere tante cose, e non esserne altre…così, sfogliando sin dal principio le pagine, incuriosita nel procedere, condizionata dall’impulso alla catalogazione, ho iniziato a pensare a cosa fosse questo libro: non è un racconto psicologico, non è un romanzo, né un saggio; è piuttosto una confessione, un nastro srotolato, sbobinato dalla memoria, è il “punto della situazione” che ogni tanto -durante la nostra vita- ci scappa di fare.
E così Teresa ha sentito -in un certo momento- l’impulso a riempire quelle pagine ed a condividerle con noi. Così, scriba delicata ma asciutta, ci porta nella sua vita, ci fa assistere alla sua confessione davanti ad una lampada che accende per circa 250 pagine.
Perché lo scrive? Ce lo dice serenamente: per paura di dimenticare.
Sin dal principio, attirata da quelle pagine, avvertivo anche un “limite” nelle stesse, una mancanza di risvolto psicologico, una carenza di tridimensionalità emotiva che supportasse gli eventi, le vittorie e le sconfitte, le decisioni e gli errori. Poi questo limite, questo difetto si è trasformato nel suo pregio: Teresa al contrario di ciò di cui viene “accusata” non fa mai la “solita psicologa” , non prova mai a discolparsi, a giustificarsi delle proprie azioni. Teresa le ricorda , le racconta, le condivide, le apparecchia con semplicità, le mette sul tavolo, a disposizione di tutti; non le rielabora, né aggiunge spezie od intingoli.
E se la Duras -non a caso messa in epigrafe- ci dice che l’unico modo per uscire da una storia è scriverla, Teresa, in queste pagine, ci dice che l’unico modo di uscire da una vita è viverla.
Gli elementi del grande romanzo ci sono tutti: amore, morte, malattia, gioia, lacrime e sorrisi; manca solamente l’enfasi nel raccontarli. Chissà, in un vero-romanzo ci sarebbero stati epiloghi diversi: non in un romanzo-vero come sono le vite di ciascuno di noi.
Teresa non dà un giudizio sulla propria vita, né sulla vita in genere: si avverte un po’ anche la stanchezza che a volte prova nel viverla, il suo incedere affaticato da delusioni e sconfitte. Debbo dire che mi commuove leggerla più delusa dai tradimenti delle persone attorno a lei che dalla malattia: la malattia è in agguato, è un mostro maledetto ma “incluso nel prezzo” della vita; non le delusioni delle persone care: a quello non ci si abitua…ma si va avanti ugualmente.
Mi piace il suo “senso del dovere” che ha un sapore più che antico…universale. Pochi principi, ma incrollabili; uno di questi è la salvaguardia dell’infanzia , la cura che profonde nella scuola, nella nipote: il cielo azzurro della nostra vita è proprio quel momento inziale iniziale della nostra vita.
Ecco, uno dei sensi più belli del libro è che la mano tesa che ci fa uscire dall’angolo, che ci carezza i capelli e ci aiuta ad allacciare le scarpe per poter camminare bene non sempre è quella di un genitore, ma comunque, nel mondo, ad un certo momento appare: una nonna, una insegnante, una donna più grande in cui possiamo rispecchiarci.
Giulia è un espediente efficacissimo, ma nel dipanarsi della storia mi ha perso di spessore. E’ come se coesistessero due piani; una vita-vera ed un romanzo: Teresa e Giulia… beh, il punteggio finale è due a zero per la prima!
Il fatto è che Teresa c’est moi, anzi: c’est nous! E la vita è un pezzo di cielo, quasi mai tutto azzurro, piuttosto con pochi sprazzi di sole, macchiato per lo più da nubi -rade o minacciose- attraverso cui inaspettatamente ci capita di scorgere -anche solo per pochi istanti- un arcobaleno.
Michela Di Giovancarlo –
Ho voluto un regalo per Natale il libro “Un arcobaleno sull’asfalto bagnato” ordinato ma arrivato in ritardo. Ho iniziato a leggerlo subito e non ho potuto più smettere, in alcuni passaggi le lagrime nascondevano lo scritto. Ti ho conosciuto Teresa, non smetti mai di insegnare la vita. Le storie si intrecciano, le età di Giulia e Teresa sono diverse ma tutte e due trasmettono coraggio e desiderio di non arrendersi, ho lavorato con te e per me è stato un onore.