Tra cinema e storia
Perché un Paese ricco come l’Italia sembra sempre sull’orlo di un non ben precisato pericolo? Perché Moro e Pasolini sono, ancora oggi, figure così fondamentali? Come il cinema ha saputo dare a questi e altri interrogativi le sue risposte originali e analizzare lo scenario italiano meglio di molti manuali? Perché si parla di declino economico, morale, politico e culturale proprio dalla seconda metà degli anni Settanta? Quali sono i film italiani, veri e propri capolavori, che ci possono guidare nel decifrare un Paese controverso, da quel momento ancor più, a tratti difficile da vivere, ma unico nella sua bellezza e originale vitalità? Questo libro cerca di ripercorrere il filo rosso che la storia ci ha consegnato, che Pasolini e Moro stessi avevano individuato, preconizzando il presente attuale. Ci si riferirà in special modo al cinema italiano, di cui questo lavoro vuole tessere una lode ragionata e profonda, per la sua bellezza e la caratura intellettuale.
Gavina Masala, sassarese, è un’insegnante d’italiano per stranieri con una straordinaria passione per il cinema. Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna e in Filosofia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, da anni studia e ripropone nei suoi corsi film capolavoro del Neorealismo e della Commedia all’italiana. L’amore per l’Italia e la necessità di dare ragione a se stessa in primis della parabola di un Paese in difficoltà nonostante l’immensa ricchezza che racchiude hanno spinto l’autrice a ricercare le radici profonde del “declino italiano”, al fine di invertirne il segno. La prospettiva è culturale e antropologica al contempo e rintraccia le ragioni profonde del disagio di un Paese destinato tuttavia all’eccellenza in ogni ambito. Ciò che conferisce pregio alla ricostruzione è il connubio tra storia e cinematografia, che dell’eccellenza italiana è esito culturale altissimo.
www.gavinamasala.com
Mirko Montuori –
Ho letto con grande interesse questo saggio, scritto in un italiano impeccabile, per i molteplici e arguti nessi tra il cinema e la storia dell’Italia contemporanea. Un prezioso riferimento per riscoprire alcuni capolavori del nostro cinema e al contempo indagare le cause del declino dell’Italia.
Gavina Masala –
Recensione di Nicola Vitale – giugno 2024
“È il Belpaese…un magnifico aereo, che sta per decollare, ma
sempre costretto a fermarsi”.
Quante partenze, anche coraggiose.
Quanti rientri, spesso amari.
È la storia del nostro Paese.
“Sulle tracce dell’Italia perduta”…
Quasi per mano si è condotti in una carrellata densa di eventi in cui
lo spessore storiografico viene scandito dalla presa diretta della
documentazione visiva. È’ il fascino della cinematografia.
Così che una molto originale scelta metodologica sostiene la
rilettura storica di complesse vicende, mirabili o tragiche, tramite le
sequenze creative e accattivanti della ‘settima arte’.
Il fascino della lettura è nella riscoperta gradevole e avvincente di
opere memorabili, specchio della realtà, ripensata dal genio
immaginifico di artisti, la cui fama è parte di un patrimonio culturale
unicum, ammirato e condiviso a livello planetario: Rossellini, Fellini,
Pasolini e tanti altri ugualmente grandi.
Il cinema specchio della società.
Il regista interprete di identità, problemi, eventi, personaggi in un
caleidoscopio fantasmagorico tra fantasia e realtà, in cui ciascuno
trova interpretazioni e prospettive.
Da Roma città aperta a La dolce vita, da Ladri di biciclette ad
Amarcord e oltre (tanto oltre, attraverso lucide e indimenticabili
sequenze), il saggio coglie con immediatezza la profondità del
messaggio che operatori di alto ingegno con linguaggio espressivo
nuovo e originale hanno saputo cogliere nelle pieghe di una società
segnata da guerra, privazioni, benessere emergente e turbamenti
nuovi. (Tra l’altro, in una fugace zoommata nella contemporaneità,
difficile sottacere, fra numerosi capolavori, alcune pietre miliari di
un’arte sempre penetrante e coinvolgente: Nuovo Cinema Paradiso,
C’era una volta in America, Mission e la musica estatica dell’immenso
E. Morricone).
L’analisi di Gavina Masala corre sul filo degli stilemi propri del
linguaggio cinematografico, ma si avvale dello sfondo storico entro
cui ogni singolo artista ha collocato gli eventi rappresentati. Emerge,
pertanto, una connessione coerente e appropriata, altamente
creativa, tra interpretazione e realtà.
Di qui la storia del nostro Paese nei passaggi cruciali della sua
vicenda più vicina tra lacerazioni e speranze: il crollo del fascismo nel
coacervo doloroso di umilianti e disumane sconfitte (in Grecia, in
Africa, in Russia); la visione plastica di “Roma al contempo aperta e
violata, sacra e fascista, prigioniera e alleata, fino ad essere liberata il
4 giugno del 1944”: sullo sfondo di impareggiabili artisti, (Anna
Magnani, Aldo Fabrizi…). Il boom del benessere, improvviso e
agognato, dopo lutti e macerie, e l’avvio della ricostruzione. Grandi
penetranti scenari, la ‘Dolce vita’, il genio caustico e sottilmente
amaro di Fellini con i suoi celebri personaggi tra “apici di ricchezza e
[…] depauperamento culturale”.
La solidità dell’analisi critica poggia sulla storia culturale del paese.
L’Italia, culturalmente “il Paese più influente al mondo”.
Lunga e straordinaria la sua storia, unica.
Le sue radici primordiali nella creatività solare della civiltà greca (la
letteratura, la filosofia, l’arte); l’imperium di Roma con le sue
conquiste, l’apogeo, il declino; il lungo Medioevo e gli assetti politici
nuovi, tra assimilazione di popoli barbari ed esplorazioni culturali
immense, Dante per tutti e la sua Commedia divina.
L’Umanesimo colto e la sorprendente centralità dell’uomo; il
Rinascimento esplosione di geni assoluti, Leonardo, Michelangelo,
Raffaello, con loro, dopo di loro una miriade.
La rivoluzione copernicana e Galilei e Giordano Bruno.
Nel frattempo le guerre, tante guerre.
Quella dei “Trent’anni” e delle grandi rivoluzioni (inglese, americana,
francese), l’avventura napoleonica e il riassetto dell’Europa.
Quelle dei Risorgimenti e dell’unità nazionale, le apocalissi del
“secolo breve” e l’indicibile della Shoah.
Poi sempre guelfi e ghibellini.
Si coglie, nella trama costruita dall’autrice, un sensato equilibrio e lo
spessore culturale di chi, senza rimandi retorici, interpreta con sicura
erudizione l’identità di un popolo che attraverso secoli ha accumulato
tanta ricchezza, eppure tanta zavorra. D’appresso riassunta con alto
acume dalla sapienza giovanile del poeta di Recanati nel “Discorso
sopra lo stato presente dei costumi degli Italiani”. Di stupefacente
attualità.
Rappresentarla, questa storia, nel suo scorcio più recente con lo
strumento accattivante del linguaggio cinematografico, ha significato
offrire a molti l’opportunità di leggere le proprie vicende in un’ottica
coinvolgente e mirabile. Del tutto nuova.
Alla ribalta, le traversie e le sofferenze delle guerre che, con
l’evento liberante della Resistenza, conducono al patto della nuova
Costituzione, fatta da uomini ‘liberi e forti’. Tra i quali si erge
l’esemplarità di personaggi di enorme statura morale e politica: Alcide
De Gasperi “vero padre nobile della democrazia parlamentare”; Aldo
Moro leader di sicura “intelligenza politica”, vittima sacrificale di
trapassi epocali.
Costruita con l’acume e la passione dello scavo storico, c’è dunque
nel saggio tanta nostra storia, mediata dalla interpretazione
innovativa e creativa della cinematografia.
Che viene ripercorsa con ampie volute attraverso le “linee evolutive
della fenomenologia culturale e antropologica del nostro Paese”, tra
le infinite sue risorse e i limiti.
Ciò tanto più utile, anzi urgente, quando tutto sembra inabissarsi
nello sdoganamento di ideologiche rincrudelite, nella volgarità
grossolana e faziosa del confronto politico, attraverso l’iconoclastia di
valori universali, considerati provvisori e marginali, quali le libertà
indivisibili dalla democrazia e dalla giustizia.
Quale smarrimento, nella opacità degli orizzonti, l’oscuramento della
centralità della “persona”: di ogni colore e cultura, di qualunque
paese. Dal cui rispetto sacrale sgorga la solidarietà, che rende civile
gli umani.
Cicli vichiani incombono inesorabili?
La pace, a lungo durata e stancamente vissuta, ormai negletta?
Dalla “Italia perduta”, ripensata con dolente attenzione, sia la catarsi
di tempi nuovi.
Sull’orlo di abissi apocalittici, che ‘homo sapiens’ sa scavare con
malvagia perizia, prevalgano memoria e saggezza.
Una benefica palingenesi è nella speranza che conclude con
intensità questo saggio illuminante.
Giugno 2024.
A. Nicola Vitale