Rosa Maria Manari parte dalla storia della sua famiglia per raccontare non una ma tante storie. Innanzitutto la storia dell’Appennino, a sua volta intrisa della Storia del nostro Paese.
Ciò che traspare, attraverso le vicende di questa famiglia dell’Appennino Tosco-Emiliano, è, infatti, un’Italia piccola, fatta di realtà di cui il nostro Paese è ricchissimo e che ne formano l’essenza. È l’Appennino, che nel suo correre lungo la penisola può esserne considerato la spina dorsale, così come l’Italia dei luoghi piccoli e talvolta dimenticati ne è la parte più intima. Un luogo custode delle radici che legano e, al tempo stesso, fanno partire, e nel quale l’oblio della “grande Storia” ha consentito di mantenere viva la memoria della terra.
Le vicende che prendono vita in queste pagine sono le stesse di altri luoghi d’Italia: raccontano lo sforzo di realizzare una crescita culturale che non rinneghi le proprie radici, che permetta la convivenza di ideologie e posizioni politico-religiose diverse rimanendo famiglia e comunità, che evochi l’importanza di partire, per poi scegliere di tornare. In primo piano, la vicenda di Armanda, una donna a cavallo fra la guerra e il periodo della rinascita democratica, segnata dalla caparbia volontà di essere protagonista del proprio percorso.
Tra le pagine, il racconto di una famiglia, quella di Rosa Maria, che ha lavorato molto per questa terra. Primi fra tutti, i genitori, entrambi maestri, che fra le sperdute montagne hanno sognato e realizzato, assieme ad altri come loro alla fine degli anni ’60, una scuola diversa, dove lo scrivere e il far di conto potesse andare a fianco della storia della terra, affinché i ragazzi potessero sentirsene cittadini.
In controluce le tante altre storie che ruotano intorno ad Armanda e che paiono attraversare il tempo: le matriarche di un’aia con i loro saperi antichi, gli emigrati in America che tornano una volta all’anno, i comandanti partigiani divenuti anziani, i ragazzi degli anni settanta che lasciano la montagna, gli uomini del paese e i dibattiti di politica davanti al bar.
Rosa Maria Manari, Rosi per tutti (Busana 1957), lavora presso l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, dove si occupa di progetti di educazione alla cittadinanza.
Laureata in Storia Antica presso l’Ateneo bolognese, ha coltivato la ricerca storica con particolare riferimento alla sua terra, l’alto Appennino reggiano, tema sul quale ha pubblicato diversi articoli in Reggio Storia e cinque libri:
La viabilità antica nella storia del crinale appenninico, e Medicamenti antichi, segreti e provati, entrambi editi da Antiche Porte; Nasseta. Storia di un paese che non c’è e Monte Ventasso detto delle Fate, nella collana Quaderni d’Appennino; Hanno il sorriso e la malinconia, edito da Aliberti editore.
È fra i soci fondatori dell’Associazione Amanzio Fiorini, impegnata nel recupero e nella trasmissione della cultura e dell’identità d’Appennino.
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