Gli accostamenti verbali scelti da Erika Di Giulio ci sfidano in un alternarsi non lineare ma stimolante, come se il verso fosse composto da scalini che si alternano in pendenza e in salita, un modo per tenere desta l’attenzione perché la voglia che creano di andare sempre oltre è inarrestabile. La scelta, in alcuni punti, di un verso più lungo sembra invece concedere al lettore quel dolce pianeggiare che serve per riprendere la carica, per sentirsi vivi, attivi, nel processo post-creativo.
Erika Di Giulio è nata a Pescara nel 2001. Diplomata in studi classici, adesso è iscritta all’università. Ha iniziato a scrivere fin da giovanissima: il primo riconoscimento appena quattordicenne con il secondo posto al Concorso Nazionale “Mai più trincee” 2015 al Salone del Libro di Torino ricevuto dall’allora Ministro della Difesa. Nel 2020 è stata fra gli autori di un’edizione della raccolta di poesie intitolata Semi di luce (Terebinto Edizioni); nel 2022 ha collaborato con la Casa Editrice Pagine prendendo parte, con altri poeti emergenti, a Luci Sparse (65), uscita durante i primi mesi dell’anno; sono in fase di produzione altre due collane poetiche sempre in condivisione con altri scrittori. Questa è la sua prima pubblicazione personale.
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