La percezione ha mille sfaccettature fino a disperdere il senso del vero e della realtà, fino a compromettere il sapere, a distruggere le credenze per arrivare a una sola fede, quella dell’esistenza, tentando di varcare le soglie del perbenismo indossando la maschera dell’umanità. Il poeta, con un linguaggio verace e dialogando con letterati, filosofi e i propri cari, esprime una poetica innovativa inserita a tratti in un prosimetro e un colloquio che spalanca il senso.
Giuseppe Morgillo nasce nel 1983 a Maddaloni, dove tuttora vive. Non ha mai sentito l’esigenza di evadere, poiché evadere è impossibile, come ha sperimentato quando ha vissuto a Milano, per poi tornare. Ha fatto studi classici e imparato ad amare la Letteratura e la Poesia, cominciando a scrivere quelle bozze mai finite e che forse un giorno terminerà. Con la scelta dell’Università si è dovuto confrontare per la prima volta con due certezze: ama la Conoscenza, si sente un Umanista, ma deve pur campare. Inizia a studiare Giurisprudenza ma lascia dopo un anno, poiché sente di star buttando letteralmente il proprio tempo in un universo che non gli appartiene per laurearsi poi in Filosofia, decidendo che avrebbe dovuto avere poi una doppia vita, da una parte le Lettere, dall’altra il Lavoro. Se nel secondo, negli anni è cresciuto passando dal fare il “ragioniere” a fare l’“ingegnere”, nella prima dopo i primi racconti pubblicati a inizio anni Dieci in collettive con altri autori e le prime raccolte poetiche Atomi afoni e Mousabitch ritorna oggi con quella che crede possa essere la sua “ultima” raccolta poetica. Con Specchi di qualia cerca di chiudere tutti quei cerchi che da anni rincorre senza pretendere che abbiano alcun capo.
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