La riflessione si costruisce sul contrasto fra il design come abilitatore di soluzioni funzionali, basato su processi deterministici e quantitativi, e il design come ricerca di esperienze significative, basato su processi interpretativi e qualitativi. Lo scopo di questo saggio consiste nel condividere un’esplorazione del significato del progetto, e il senso più profondo del testo consiste nell’evidenziare come questa dimensione risulti indissolubilmente legata ai processi non-deterministici del vissuto emotivo umano, il quale è sempre caratterizzato da una lettura del mondo di tipo soggettivo e qualitativo. Emerge su tutto il desiderio di mettere in evidenza quanto sia riduttivo progettare artefatti tecnologici in grado di stimolare determinate emozioni se non si considera l’esperienza umana in quanto processo olistico e integrato.
Andrea Fesce. Classe 1994, nasce e cresce nella periferia nordest di Milano. Fin da piccolo dimostra una spiccata predisposizione per le scienze e la logica, ma giunto al liceo decide inaspettatamente di frequentare l’artistico per ampliare le proprie prospettive, e pratica per diversi anni arti marziali a livello agonistico. L’incontro con il mondo accademico inizialmente non lo soddisfa, e dopo un periodo alla facoltà di ingegneria decide di integrare nel suo percorso lo studio dei processi mentali, i quali lo affascinano da sempre. Otterrà prima la laurea triennale in communication design e poi la magistrale in interaction design, portando avanti in maniera individuale lo studio della psicologia e delle neuroscienze cognitive. Oggi opera nel campo del design spaziando da progetti di comunicazione fino allo sviluppo di interfacce interattive, mentre prosegue la sua formazione accademica nel campo delle scienze psicologiche applicate con il desiderio di poter dedicare sempre più tempo alla scrittura.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.