Le giornate al Commissariato del Vomero si susseguono con un’alternanza equilibrata di frenesia e calma apparente. Ad affrontarla in prima persona, il Commissario Davide Re, circondato da alcuni personaggi più o meno bizzarri e misteriosi che intervengono nelle sue faccende lavorative e private. Tra persone sospette, casi difficili da risolvere, enigmi da sciogliere e piccoli piaceri della vita, prende forma un caso enigmatico come una scacchiera ed estremamente affascinante, proprio per la sua complessità e per le sorprese che promette di rivelare. Un giallo che tiene col fiato sospeso, dallo stile preciso e accattivante.
Alberto d’Auria nasce a Napoli nel 1969 e si laurea in Scienze Politiche alla L.U.I.S.S. Guido Carli di Roma, dove collabora per un paio d’anni come assistente alla cattedra di Antropologia Culturale. Ha insegnato Diritto ed Economia al “S. Tommaso d’Aquino” di Napoli. Per diversi anni ha collaborato con il sito web Uefa.com. Dopo aver trascorso circa diciotto anni nella sua amata Cuba, ha ripreso a vivere stabilmente a Napoli, dove lavora attualmente come ghost writer. Ha pubblicato con il suo nome Enigma (1987), Fantasmi romantici (1991), Pegaso e la Morte (2010) e _Il male del fiore_ (2022).
Alfredo Fiorenza –
Questo libro del già noto scrittore Alberto d’Auria è un thriller davvero molto avvincente: assai piacevole e scorrevole, si ambienta a Napoli, città natale dell’Autore.
Un commissario di polizia, circondato da una serie di collaboratori e personaggi con vario profilo psicologico, è impegnato a trovare l’autrice o l’autore di una serie di delitti avvenuti in città.
Il libro, pubblicato dalla casa editrice Albatros nel 2023, si apre con una bella presentazione dei principali personaggi del giallo, corredata da realistici disegni a colori realizzati da Giulia Vergara e continua con un prologo che già dalle prime righe comincia a fornire importanti indizi sulla psicologia del criminale (uso il genere maschile per semplificare).
Quest’ultimo decide, con evidente premeditazione, di compiere delitti esattamente nell’anno 2022 ed esattamente nella città di Napoli (…).
La personalità del criminale, evidentemente disturbata, appare sin da subito come elemento fondamentale per l’individuazione dell’autore dei crimini, ma qui diventa anche, ovviamente, elemento di difficoltà nella lettura ed interpretazione delle azioni che questi compie.
Si tratta di riuscire a capire, da una serie di indizi spesso fuorvianti, la dinamica di una mente criminale molto esperta e raffinata, proprio come se ci si trovasse a giocare una partita di scacchi con un avversario di cui non si è avuta alcuna precedente esperienza di gioco.
Bisogna armarsi quindi di buona attenzione nella lettura dei dettagli, pazienza ed acume.
Non sarà facile giungere con certezza alla soluzione dell’enigma scacchistico, ma proprio per questo la lettura del libro si configura come un’eccitante sfida alla ricerca della verità. Una verità che, comunque, è solo una delle possibili interpretazioni del caso come conferma lo stesso Autore proponendo, alla fine del thriller, una soluzione alternativa all’enigma.
Bravo Alberto!
Sicuramente la lettura scorrevole, spesso felicemente proposta sotto forma di realistici dialoghi, e poi la sfida per la ricerca dell’autore dei delitti, stimolerà tanti lettori a leggere questo intrigante poliziesco.
Il thriller potrebbe suggerire anche alcune considerazioni.
Esiste una certezza davvero assoluta dell’esito delle indagini?
Un colpevole è davvero sempre colpevole?
Fino a che punto le azioni di una mente disturbata sono totalmente condannabili?
La premeditazione, sicuramente aggravante molto forte, se fatta da una persona fortemente paranoica o borderline merita in ogni caso unicamente la condanna oppure anche l’attenzione autocritica di una società che, pure mostrando in superficie una “pelle” sana, non di rado produce forti stress e malesseri sia fisici che psicologici?
Una società in parte ammalata, dove la vita che dovrebbe essere vissuta con semplicità, sembra necessariamente doversi svolgere su una scacchiera; una collettività che alleva nel ventre, suo malgrado, “figli” incapaci di tirare fuori da sé la propria individualità e che per questo ed altro si nutrono spesso di invidia, a volte rancore, per quella delle persone vicine con cui a volte condividono spazi e/o relazioni, dando origine a controproducenti e dannose reazioni delittuose nel vano tentativo, forse, di eliminare dal proprio campo visivo (dalla propria personale scacchiera) tutto ciò che potrebbe rappresentare l’attuazione di ciò che non sono riusciti a concretizzare nel proprio ideale di vita.