Il vento di primavera reca con sé gli odori della natura che entrano nella testa e nel cuore. Il mandorlo e il ciliegio sono in fiore, le viole e le primule che fanno capolino tra il verde delle foglie nascondono corolle colorate e delicate. I profumi, quei delicati aromi che si diffondono nell’aria, hanno un non so che di magico: latori di nuova vita, di speranza.
Ma in quel mese di marzo, tutto era fermo, gli uccelli non cantavano melodie gioiose, anzi sembrava che intonassero canti lugubri, cupi; gemme e teneri boccioli erano come storditi, quasi ad aver paura a mostrarsi, i profumi non esalavano più dalla terra. Era come se il tempo si fosse appropriato di tutti gli spazi e della nostra essenza; noi, fluttuando da un luogo all’altro, in silenzio e compostezza marciavamo passi pesanti, cadenzati.
Eravamo anime appese di fronte all’evidenza dei fatti. Quei fatti che non capivamo e che obbligatoriamente ci relegavano in una condizione di stallo, di smarrimento.
Da qui nasce la splendida idea della nostra bravissima poetessa e infermiera Maria Teresa Chechile, la quale, ripercorrendo quei momenti, ne evidenzia il travaglio interiore dell’essere umano, della sua solitudine e fragilità di fronte al pericolo e all’ineluttabile…
Nasce in Maria Teresa l’esigenza di non porre limiti alla sua arte, creando quel sottile fil rouge nel quale la prosa tende le braccia all’afflato poetico, e in esso si scioglie in umane congetture.
“Le foglie non cadono mai uguali”… noi, povere foglie, poveri esseri umani in balìa del vento.
Le foglie non cadono mai uguali – Maria Teresa Chechile
Disponibilità:
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9,49€ – 9,90€
- Descrizione
- Informazioni aggiuntive
- RASSEGNA STAMPA E PRESENTAZIONI
- PREMI E RICONOSCIMENTI
- Recensioni (8)
Formato | eBook vers. digitale, Libro cartaceo |
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RASSEGNA STAMPA E PRESENTAZIONI
Articolo pubblicato sul sito ANSA.it a proposito della presentazione presso Palazzo delle Marche (8/11/2024)
Lettera del Presidente Mattarella all’indomani della presentazione in Senato del libro
Venerdì 10 maggio, alle 12:50, intervista all’autrice su Rai Isoradio
Sarà possibile ascoltarla anche in streaming sul sito di Isoradio
Articolo riguardo la presentazione dello scorso 21 marzo, in occasione della “Giornata Mondiale della Poesia” pubblicato su Agr Press
Articolo pubblicato su Il Resto del Carlino – Ancona
Recensione del signor Carlo Gentili
Articolo-recensione pubblicata sul giornale Voce della Vallesina. In foto l’autrice mentre viene premiata il 7 ottobre a Pergola per il Premio Adriatico
Recensione (nota critica) del prof. Carmelo Consoli Presidente Associazione Camerata dei Poeti nonché saggista e scrittore – clicca qui per scaricare il pdf
Link all’articolo a proposito della donazione del libro pubblicato sul sito del Comune di Pesaro – clicca qui e relativi comunicati apparsi su Fano Informa e Ansa.it/marche
In anteprima recensione che sarà pubblicata sul giornale settimanale della voce della Vallesina, giornale cattolico curato dalla direttrice dott. Beatrice Testadiferro di Jesi
Articolo pubblicato su Il Resto del Carlino – Ancona (6/5/2023)
PREMI E RICONOSCIMENTI
Menzione d’Onore, nella sezione poesia, alla III edizione del Premio Letterario “La città della letteratura”
Menzione d’Onore al Premio Letterario Internazionale “The Alchemy of Poetry” di Londra
Premio della critica alla V ed. del Concorso Artistico Letterario Antonio Rosmini nella sez. C – Narrativa
Recensioni
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Cristina Corradini –
È il secondo libro della infermiera-poetessa, di grande spessore e commozione, un momento di riflessione, spettatori di una realtà ben dipinta dall’autrice. Consiglio l’acquisto di questo libro, lo leggerete tutto d’un fiato e non sarete mai sazi nel rileggerlo e rileggerlo.
Elisiana Franconi –
Noi siamo le foglie: si nasce e si muore in modo diverso ognuno di noi: Maria Teresa ha toccato con le sue parole il ciclo della vita e il suo divenire: la sua una testimonianza di vita vera. Il Covid e il lavoro in ospedale le hanno ‘offerto’ questa possibilità: riflettere sulla vita e così ha scritto con intensità e passione di quei giorni e delle sue emozioni. Si è ‘persa’, ma ha saputo ritrovare la forza di continuare ad aiutare gli altri con umanità e generosità. Ha lasciato in queste pagine annotazioni e poesie di quei giorni con la speranza di toccare i nostri cuori in modo sincero, semplice, onesto.
Vito –
Libro che invoglia alla lettura tutto d’un fiato. Eccezionalmente stupito dal carisma usato dalla scrittrice, frutto sicuramente di anni di osservazione, studio e passione che legano l’autrice di questo viaggio introspettivo all’interno dell’opera.
Consigliato per i cultori della lettura e della narrativa.
Carmine –
Libro dotato di carisma. Consiglio vivamente la lettura di questa opera per la bellezza dei versi e il profondo viaggio introspettivo affrontato dalla Scrittrice e Poetessa Maria Teresa Chechile.
Domingo Lupi –
Un libro sulla vita, in cui la sofferenza e l’unicita’ di ogni essere umano sfociano in pensieri espressi con passione e amore dall’infermiera-poetessa Maria Teresa Chechile, che ho avuto il piacere di conoscere al Festival del Libro di Venarotta (AP). Libro intriso di poesia e di amore, da non perdere.
Cristina Giambartolomei –
Un bellissimo libro. Lo prendi in mano e non lo lasci fino a che non lo hai terminato.Una “guerra” con un nemico che non sapevamo come sconfiggere, che ci isolava da tutti, che ha provocato tante morti e ci ha lasciato anche la paura di avvicinarsi a qualcuno, un’abbraccio, una stretta di mano. Questa paura dentro di noi ancora c’è. Maria Teresa l’ha vissuta in quel che si può dire frontiera. Grazie a lei potremmo conservare questa testimonianza di verità da far rileggere un domani ai nostri nipoti.
ATTILIO CARDUCCI –
Il nostro tempo ha bisogno di poesia, ha bisogno di poeti. Ma cosa sono i poeti? Questa riflessione aiuta ad introdurre l’autrice del libro “Le foglie non cadono mai uguali – L’alba di un nuovo giorno”. Molto rapidamente risponderemo alla domanda, tracciando le coordinate assiali di cosa sia un poeta.
Si è soliti pensare alla figura del poeta come qualcuno di distaccato dal mondo, qualcuno che viva in una realtà astratta ed effimera. Niente di più assurdo.
Si pensa talvolta che per essere poeta bastino – che so – un incedere distinto, una sciarpetta indossata in modo elegante, un linguaggio ricercato, un’aria misteriosa ed accattivante… In poche parole che un poeta si riconosca dal “phisique du rôle”. Niente di più ridicolo.
Allora diremo in modo netto che il poeta è un testimone. Vabbé si fa presto a dire così, si dirà.
Non si fa affatto presto. Ma questa è la strada. Una strada tortuosa per realizzare cosa realmente sia un poeta… Il poeta è un testimone: è il punto mistico di incrocio tra le coordinate assiali della realtà fisica e metafisica. È il ponte ideale e concreto tra la sostanza e l’essenza. Come ponte ideale e come testimone, il poeta unisce nella sua persona, nella sua esperienza reale biografica, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Il poeta, con la sua voce – che è sostanza sonora, cioè materiale – unisce la totalità e l’unità, l’assoluto e l’atomo, il tempo infinito e l’attimo fugace.
La voce del poeta è dunque un ponte che testimonia la relazione concreta e vera tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. E la relazione è sempre una rivelazione.
Dunque non è l’apparenza che confeziona un poeta, non è la maniera, ma l’essenza profonda.
Non è la cifra stilistica che confeziona un poeta; lo stile semmai fa uno stilista, rende più o meno piacevole un modello…
Il poeta è rivelazione incarnata. E si riconosce un poeta dalla sua capacità di testimoniare, di mettere in relazione il profondo delle coscienze con ogni granello del tutto.
Detto questo, abbiamo descritto l’autrice, Maria Teresa Chechile.
Detto questo abbiamo anche distillato il succo del libro.
Il libro è un’esplorazione interiore che l’autrice realizza nella contingenza dell’emergenza Covid-19.
Inoltrandosi in questo percorso prevalentemente prosaico, riconosciamo noi stessi e tutto il cammino che abbiamo vissuto, in senso collettivo e anche in senso intimo.
Il percorso inizia dall’inquietudine di un presagio ed attraversa tutte le fasi interiori.
L’iniziale destrutturazione della realtà percepita e della percezione di sé come parte di quella realtà sfocia nell’inevitabile senso di sbigottimento e smarrimento. Dallo smarrimento allo svuotamento interiore il passo è breve. Ma con lo svuotamento interiore arriva una fase cruciale, quella di stagnazione, che potremmo definire “plateau”. Il plateau è una fase cruciale, perché rappresenta il momento 0 della rinascita e prelude alla formazione della nuova identità, attraverso la reazione. E la reazione scatta nel momento della necessità della lotta. Ma la fase di consapevolezza della necessità di lottare necessita di un periodo di incubazione, prima di ritrovare forma nella voce.
E il momento in cui la voce torna a risuonare, torna a testimoniare, non è più solo un’esperienza soggettiva, ma diventa intimamente correlata all’esperienza di tutti. E qui allora appare l’alba nuova.
Questo è il percorso che Maria Teresa Chechile ha testimoniato, da vera poetessa quale è. Ed è il percorso introspettivo che – seppur con forme diverse da persona a persona – abbiamo fatto tutti. Ma se ciascuno di noi lo ha fatto solo in senso soggettivo, intimo, Maria Teresa Chechile ha dato voce alle esperienze intime di tutti, aggrappandosi con tutte le sue forze alla vita. Mentre combatteva nella trincea degli ospedali, Maria Teresa ha ricostruito se stessa ripercorrendo tutto ciè che lei è stata e che è. E facendolo, ha intuito che la sua rigenerazione era anche una rigenerazione universale.
Lei è partita dalla lettura dei classici, Lucrezio, poi Platone, e poi, e poi… Insieme a loro, ma sarebbe più appropriato dire insieme a tutto ciò che lei era, insieme a tutta la sua storia, gli affetti viscerali, lei si è rigenerata ed ha ritrovato la forza di testimoniare questa scalata per tutti. Il suo è stato un percorso angusto, doloroso, faticoso, che l’ha spinta a riannodare pensieri ed azioni, le ha fatto esplorare le connessioni tra totalità e intimità, fra senso di onnipotenza e fragilità umana, fra autentico ed effimero. Il tutto illuminato da un faro, un’unica direzione di volta in volta sempre più chiara e potente: quella dell’amore.
L’amore è infatti è la direzione, il faro di ogni fenomeno storico ed esistenziale, l’alfa e l’omega di tutte le nostre esperienze reali e metareali.
Non a caso il libro si chiude con un doppio riferimento: uno ad Odisseo e l’altro alle foglie. Odisseo rappresenta la nostra sete di libertà e conoscenza, nel mare dell’esistenza. Le foglie sono il simbolo dei pensieri e delle persone. Così simili, ma così infinitamente unici e diversi come granelli di sabbia; forti e fragili al tempo stesso, Ma la storia di ognuno, che siano pensieri, che siano le persone, è una storia che ha una sola origine ed una sola direzione: quella dell’Amore.
Simona Catanea –
La delicatezza con cui è scritto questo libro mi ha portata, leggendolo, a chiudere spesso gli occhi e a tornare indietro nel tempo. Ho ricordato quel periodo del Covid quando mi chiedevo come e se lo avremmo superato. Mi sono immedesimata in chi come Maria Teresa è stata in prima linea, a cercare di salvare quanto si poteva. Molti sono sopravvissuti per aiutarci, molti no e noi dobbiamo sempre ricordare. E’ un libro che poeticamente scava nella profondità dell’anima, e nel momento più buio dell’esistenza cerca una nuova luce, una nuova speranza foriera di rinascita. L’autrice ci regala la memoria di ciò che è stato che pur nella sua tragicità ci ha ricordato quanto siamo fragili ma allo stesso tempo quanto siamo importanti con le nostre azioni e con la nostra capacità di rinnovarci. Ognuno di noi può fare qualcosa di buono sempre. Come le foglie un giorno cadremo, questo è certo, ma non uguali. Grazie Maria Teresa!