«Io sono Pietro, ‘colui che rese tutti gli uomini immortali, purché accettassero la sua mortalità e quella dei Vangeli’: io ho scritto e nessun profeta è vissuto. Se, oltre a me, torneranno altri apostoli, o solo Giuda, sarà questo di riprova per la mia confutazione, e la persona che risponde al nome di Gesù sarà realmente esistita».
Un losco meeting, che non si è tenuto, un corpo da occultare, il percorso dalla giovinezza alla vecchiaia che segue alla mai avvenuta morte di Pietro, le parole di Leopardi e il mondiale dell’Argentina sono, per il testo, un segno dell’immortalità che ciascuno deve scontare. Distinguendosi per la sua struttura composita, a tratti surreale e aperta alle suggestioni dell’intelligenza artificiale, L’avvocato di Diego vuole dare, dalla soglia, quella sostanzialità ai luoghi di culto cristiano smarrita nel mondo postmoderno, incantato da Harry Potter. L’entrata in scena di Giuda, uno skinhead, quale autore finale della metanarrazione, si contrappone a quella degli evangelisti punk. Nel testo, continuamente, riecheggiano le distinzioni che ogni uomo vede secondo il genere di persona che è: persino l’estremista non è figlio dell’ignoranza, ma è un “genere di persona”, come ce ne sono tanti, e che comunque non sono migliori del suo. In finale, il libro è solo una dedica per una storia d’amore brutta e stupida che si evolve e risolve ne I geni e il caso, ove si espone che il modo di pensare di ciascuno si concatena a ogni istante presente, corrispondendo a esperienze vissute nel passato: ché “il presente è uno standard di storia,” come un testo può essere un unicum delle Sacre Scritture, e progredisce così come un ente unicellulare si lega ai simili in quanto tali e non per enfatizzarsi. Sempre e ovunque si alternano il passato di tutti gli uomini, il tuo vissuto, una stanza vuota e Disneyland a Venezia. La dote di comunicare, tra loro e con tutti, non va smarrita e, se smarrita, va ritrovata.
— Bravo, finalmente hai provato a fottere i tedeschi.
Filippo de Massa è nato nel 1991 a Treviso, dove tuttora vive, terzo di tre fratelli. Ha frequentato il liceo classico al Collegio vescovile “Pio X”. Dopo un’esperienza alla facoltà di Economia a Milano, ha frequentato il corso di laurea in Filosofia all’Università di Padova. Con il supporto di sua madre ha iniziato a lavorare in magazzino, esperienza che lo ha profondamente aiutato a ritrovare stabilità in seguito alla morte di suo padre, sempre supportato da amici e familiari. Ha approfondito da autodidatta letture di genere filosofico, in particolare di Nietzsche.
Ha pubblicato I geni e il caso nel 2022.
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