Raccontando la sua vita in un susseguirsi di eventi e personaggi, Giuseppe rivela un universo di affetti, desideri, ricordi e speranze. Ancora giovane deve affrontare la difficile battaglia contro la leucemia e quest’esperienza dolorosa è da lui vissuta come occasione per conoscere se stesso, mettendo a nudo tra fragilità e paure la struggente voglia di vivere. Alla ricerca del senso ultimo del suo agire, in un lucido viaggio interiore che alterna rifiuto e accettazione, ripercorre avvenimenti essenziali, riesamina legami d’amore e di amicizia, riflettendo sui tanti fili interrotti della sua vicenda umana, fino alle ultime tracce della sua esistenza.
Anna Maria Deodato vive a Palmi (RC) dove svolge l’attività di docente di economia e la professione di consulente aziendale. La scrittura è una passione che coltiva da molti anni e ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la narrativa e la poesia in concorsi letterari nazionali e internazionali. I suoi componimenti sono stati pubblicati in diverse antologie. È presidente di giuria e membro di giuria in vari premi letterari. Ha ideato e organizzato il Concorso internazionale di poesia e racconti “Palmi città della Varia” di cui è presidente. È socia accademica dell’Universum Academy Switzerland di Lugano e socia dell’Accademia di Sicilia con sede a Palermo. Nel 2019 le è stato assegnato il diploma honoris causa in Arte e Cultura dall’I.S.L.A.S. (Istituto Superiore di Lettere Arte e Scienze del Mediterraneo di Palermo). Nel 2020 ha pubblicato il libro di poesie dal titolo Oltre le righe, casa editrice Pasquale Gnasso. Nel 2021 le è stata conferita la medaglia d’onore del Congresso della Universum Academy Switzerland di Lugano. Nel 2021 ha pubblicato insieme allo scrittore Gaetano Catalani il libro per bambini Le avventure di Balù, La Caravella editrice.
Formato
eBook vers. digitale, Libro cartaceo
RASSEGNA STAMPA, INTERVISTE E RECENSIONI
Servizio TV andato in onda su Videotouring sul Canale 87 a proposito della presentazione presso la Sala D’Arte Le Muse Reggio Calabria (19/5/2024)
Articoli e foto relative alla presentazione presso la Sala D’Arte Le Muse Reggio Calabria (19/5/2024)
Articoli e foto relative alla presentazione a Bagnara Calabra (7/4/2024)
Articoli e foto relative alla presentazione in occasione della rassegna culturale “Caffé Letterario” presso il Museo del caffè – Santa Severina in Campo (4/2/2024)
Articolo pubblicato sul Quotidiano del Sud (8/3/2023)
Trafiletto su Gazzetta del Sud (8/3/2023)
Link del TG su ReggioTV dove, al minuto 19.40, si parla del libro di Anna Maria Deodato
Rassegna stampa relativa alla presentazione del libro di mercoledì 8 marzo in occasione della giornata internazionale della donna nel convegno “La rivoluzione silenziosa delle donne”
Articolo a proposito della presentazione del libro di sabato 18 febbraio 2023 ad Ardore Marina e pubblicato su la il Quotidiano del Sud (15/2/2023)
Articolo a proposito della presentazione del libro di sabato 18 febbraio 2023 ad Ardore Marina e pubblicato su Mediterraneinews (13/2/2023)
Articolo pubblicato sul sito di ReggioToday.it (9/2/2023)
Articolo a proposito della presentazione del libro di sabato 18 febbraio 2023 ad Ardore Marina e pubblicato su la Gazzetta del Sud (15/2/2023)
Articolo a proposito della presentazione del libro che avrà luogo sabato 18 febbraio 2023 ad Ardore Marina e pubblicato sul portale del canale televisivo Telemia
Articolo a proposito del libro di Anna Maria Deodato pubblicato sul portale di informazione pianainforma.it
Articolo pubblicato sul giornale online di Radio Lattemiele Calabria (8/2/2023)
Articol0 pubblicato sulla Gazzetta del Sud di Reggio (28/1/2023)
Articolo pubblicato sulla sul giornale online StrettoWeb
Articolo pubblicato sulla pagina della webtv Taurianova.TV (22/10/2022)
Articolo in relazione alla presentazione di settembre pubblicato su CatanzaroInforma
Presentazioni con Caos:
Se Scrivendo – Bookshow: puntata n. 1810 – clicca qui
Se Scrivendo – Bookshelf: puntata n. 1812 (2/09/2022) – clicca qui
Se Scrivendo: puntata n. 1809 (citazione in chiusura) – clicca qui
PRESENTAZIONI ED EVENTI
Qualche scatto e alcuni articoli pubblicati a proposito della presentazione presso Biblioteca Comunale “Gaudio Incorpora” Città di Locri (25/5/2024)
Presentazione presso il circolo degli artisti nella “Casa di Dante” a Firenze (18/1/2024) – foto e commento critico del presidente della Camerata dei poeti
Presentazione presso Palazzo dei Leoni nella città metropolitana diMessina (10/11/2023)
Presentazione di sabato 7 ottobre 2023 presso la sede dell’Associazione Casetta Rossa, Roma
Presentazione presso la Biblioteca comunale Cesare Pavese a Brancaleone (RC) (30/6/2023)
Presentazione presso la Sala Consiliare Siderno (27/5/2023)
“Festival ricorrente dei Lettori” di Castrovillari 12 maggio 2023
Presentazione di sabato 15 aprile 2023 – Palmi
Presentazione di mercoledì 8 marzo 2023 – Cittanova
Presentazione di venerdì 3 marzo 2023 Circolo Culturale “Rhegium Julii” – Reggio Calabria
Presentazione di sabato 18 febbraio 2023 Biblioteca comunale – Ardore Marina
Presentazione di sabato 21 gennaio 2023 – Gioia Tauro
Presentazione del 14 dicembre 2022 Biblioteca Comunale – Taurianova
Presentazione di venerdì 23 settembre 2022 Palazzo Mazza – Borgia
Presentazione del 29 agosto Soverato
Presentazione Roma
PREMI E RICONOSCIMENTI
ENCOMIO DELLA GIURIA al Premio letterario internazionale “Le pietre di Anuaria”di Castelfranco Veneto
3° posto nel Concorso letterario “I fiori sull’acqua” di Imola
Menzione speciale alla Biennale della Cultura ImpavidArte
Terzo classificato al Premio Internazionale d’Eccellenza “Città del Galateo – Antonio de Ferraris”
Secondo posto al Premio letterario “San Giovanni in Fiore”
Menzione Speciale al Festival Messina Cinema ed. 2023
Finalistra al Concorso Artistico LetterarioImpavidarte – la biennale della cultura 2022/2023
Selezionato al Premio letterario Città di San Giovanni in Fiore
Recensioni
Carmelo Consoli –
La scrittura di Anna Maria Deodato ci introduce in storie di vite vissute nella vivace e animata quotidianità dell’esistere, aprendoci sipari e spaccati che appartengono in definitiva a tutti noi e che attraversano l’avventura tipica della vita.
Minuziosa, dialogante, intensamente partecipata, talora incalzante la sua parola appassiona con tutte le componenti emotive possibili che ci attraversano e così siamo partecipi della gioia, del dolore, degli stupori, degli interrogativi a cui ci espone la sua opera, con le mille sfumature sentimentali che intervengono.
L’autrice possiede una notevole capacità di scrittura con pagine che si leggono molto bene e con agilità sorprendente in quello che è il sovrapporsi degli eventi nel tempo e nella cronistoria degli anni che passano, come appunto nel caso del libro esaminato: “ Fili interrotti”.
Una parola la sua tipicamente al femminile, che sa come raccontare con perizia entusiastica le avventure all’interno degli ambienti domestici e della quotidianità affettiva ma con l’aggiunta di quei valori universali che impreziosiscono e nobilitano il racconto e che ci restano dentro; qualità tipiche di un autrice esperta, attenta a rappresentare con una grande sensibilità poetica e teatrale la vita di tutti i giorni.
Cosi è per l’avventura di Giuseppe protagonista del suo romanzo e del suo contorno di legami affettuosi, desideri, ricordi e speranze, coinvolto in un turbinio di vicende e inaspettatamente preda di una grave malattia che egli affronta come un varco verso la morte in cui riflettere su quel mondo di “Fili interrotti” della sua avventura esistenziale e darsi un ultimo e inappellabile giudizio.
La scrittrice è davvero abile nel condurre il lettore nel passaggio delicato dalla vitalità fisica allo stato debilitante del protagonista ed ancora più sorprendente e appassionante è il suo narrare delle fasi tormentate della malattia che lo porterà al termine della vita.
Parole di intensa emotività unite a lucida consapevolezza di una fine attraversano gli ultimi capitoli veramente palpitanti di emozioni e chiudono questo libro di ottima fattura che non passerà inosservato alla critica letteraria più accreditata ma che soprattutto resterà a lungo nel cuore di chi avrà la fortuna di leggerlo.
Carmelo Consoli
Maria Anita Chiefari –
In ogni esistenza umana ci sono dei “fili”, che si collegano, che si scollegano e che poi si ricongiungono e a volte si interrompono per sempre, diventando “fili interrotti” quando la lacerazione è profonda e definitiva.
La stella cometa della scrittrice Anna Maria Deodato, nella stesura del romanzo “Fili interrotti” – edito da Gruppo Albatros Il filo, 2022- è l’amicizia sincera che ha legato l’autrice a Giuseppe, a cui ha dedicato il libro. Sicuramente i moti dell’anima e i ricordi nostalgici del loro legame hanno guidato la sua mano, ma nelle pagine del libro si condensano fatti reali e pura fantasia, luoghi fisici e luoghi metafisici, amore, amicizia, fede e incredulità.
Ancora molto giovane, il protagonista deve affrontare una grave malattia che gli sconvolge l’esistenza comportando una rivalutazione e una ristrutturazione di sé, coinvolgendo il suo sistema valoriale, la prospettiva temporale e il vissuto quotidiano.
Con l’utilizzo di una scrittura fluida e appassionante la scrittrice cattura l’attenzione del lettore, lo conduce lungo il percorso esistenziale di Giuseppe e di altri personaggi che condividono con lui un tratto di vita. Pagina dopo pagina la storia si dirama in diverse micro storie e il romanzo diviene così un racconto di racconti. Amalia, Cristina, Miriam sono i nomi delle donne amate, amori dotati di un’intensità diversa, forse per via della maturità acquisita o forse perché il grande amore è solo uno. Certo il sentimento verso Miriam irradia la sua esistenza, divenendo il suo faro nella tempesta.
Il libro, articolato in diversi quadri di vita che diventano affreschi per la vivacità dei particolari, per la profondità dei contenuti e per lo stile pittorico, rappresenta un viaggio emotivo intenso che trova nel finale il punto interrogativo dell’esistenza. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, ricco di spunti di riflessione, che racconta vicende piene di dolore, di amore, di fragilità, di fili spezzati. Di vita.
L’autrice non tradisce la sua Calabria, in “Fili interrotti” ritroviamo il borgo, le rughe, la bellezza degli antichi palazzi, i paesaggi, il senso di comunità, ma anche la difficoltà di vivere l’adolescenza in una società arretrata come quella di tanti paesini negli anni ‘70.
Giuseppe ha un suo modo di vivere dinamico che lo allontana dalla staticità del borgo di origine e quando la “Bestia”, così il protagonista chiamava la sua malattia, prova ad impossessarsi della sua vita, lui lotta e si ribella. Entra ed esce dall’ospedale per seguire le terapie e nel contempo fa programmi per il futuro. Vi è in lui un’alternanza di stati d’animo, la disperazione e la speranza, la paura e lo smarrimento. Lungo questo percorso doloroso scopre se stesso e vivrà in un’altra dimensione…
“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta” (Khalil Gibran).
Maria Anita Chiefari
aida dattola –
Leggere il romanzo”Fili interrotti” è come immergersi in un’avvincente e piacevole avventura, con la voglia di arrivare alla fine e il desiderio che non finisca mai.Per me l’avventura è durata poco,perchè l’ho letto d’un fiato,rivivendo situazioni legate alla mia infanzia,squarci di vita vissuta che rimangono indelebili perchè ormai fanno parte del mio essere.Anna Maria Deodato unisce, alle notevoli doti letterarie,la capacità di toccare le corde del cuore,di emozionare e coinvolgere senza appesantire,con discrezione.Insomma,leggerla non ci lascia indifferenti!
Aida Dattola
Guidi Danilo –
Tutto mi è piaciuto del romanzo “Fili interrotti” di Anna Maria Deodato.
Oltre ad appassionare ed emozionare il libro fa riflettere su quanto sia spesso complicato il senso del nostro stare al mondo fra affetti, desideri, ricordi ed esperienze e dolorose battaglie.
Come la battaglia contro la leucemia vissuta dal protagonista del romanzo, scaraventato nella confusione della vita.
Francesco Pollinzi –
Il romanzo è ben scritto. Le descrizioni dei personaggi sono accurate e consentono a chi legge di individuarne i caratteri e svelare a man mano la personalità di Giuseppe, il protagonista, sulla base delle relazioni, dei fili che traccia con gli stessi. Il ritmo narrativo è scorrevole e la trama è avvolgente perchè porta il lettore a “camminare” insieme al protagonista lungo le tappe della sua esistenza.
Mi hanno colpito sopratutto le vicende relative ai luoghi del cuore, quelli del paese d’origine del protagonista in cui affondano le radici del personaggio, i quali vengono descritti in maniera così realistica e dettagliata tale da fornire a chi legge una fotografia degli stessi. Nel racconto dei “fili interrotti” in realtà si può rintracciare un filo comune, quello dei sentimenti dalla cui descrizione emerge tutta la sensibilità di Anna Maria Deodato, bravissima a non cadere nel sentimentalismo da permettere così al lettore di guardare al protagonista con un atteggiamento empatico.
L’ho letto in una sera e ho cominciato ad apprezzarlo fin dalle prime pagine.
Francesco Pollinzi
placidodarrigo@gmail.com –
“Fili interrotti” è un romanzo coinvolgente ed emozionante, che descrive molto bene le sensazioni che il protagonista Giuseppe vive quando scopre di essere malato di leucemia. Il protagonista compie un percorso interiore, un viaggio di conoscenza di sé e di presa di coscienza che invita alla riflessione mettendo in risalto le relazioni e i tanti fili affettivi interrotti nel corso della sua esistenza. Il tutto molto ben descritto e con dovizia di particolari, senza appesantire il racconto. La scrittura è chiara e fluida e la lettura scorre piacevolmente. Un libro bellissimo ed appassionante che consiglio a tutti di leggere. Placido D’Arrigo
Nettuno Petruzzo –
Fili interrotti è un romanzo ispirato ad una storia vera.
Giuseppe, il protagonista del romanzo, ci racconta della sua vita, in un susseguirsi di accadimenti e personaggi che, mano a mano che ci si addentra nella lettura, si susseguono in storie colme di amore, di sofferenza, di contentezza, di fralezza, di speranza: fili interrotti, così come li rinveniamo nella vita di tutti i giorni.
Giuseppe, ancora giovane, al ritorno da un viaggio in India, scopre di avere una grave malattia. Inizia così, con consapevolezza, una difficile battaglia contro la leucemia che egli affronta talvolta con disperazione e talvolta con speranza. Un’esperienza dolorosa vissuta come opportunità per conoscere se stesso, scoprire, tra fragilità e angosce, una struggente voglia di vivere.
Il romanzo, ambientato in Calabria, si compone di 29 brevi capitoli, caratterizzati dalla vivacità narrativa dell’autrice e dalla ricchezza di particolari che portano il lettore ad una approfondita ed intensa riflessione sugli aspetti emotivi del racconto che, nel finale, pone più di un interrogativo all’esistenza.
Lo stile narrativo è asciutto, la scrittura fluida accompagnata da una semplicità di espressione che accompagna il lettore, senza distrazioni, alla scoperta dei pensieri intimi dal valore universale, sentimenti che vengono dal profondo dell’anima.
Un romanzo molto profondo che mette in risalto le fragilità di un uomo cagionate dalle vicissitudini che ci può riservare la vita.
Occasione di profonda riflessione e di crescita per ogni lettore.
Nettuno Petruzzo
Ilaria Adami –
Un libro che mi ha colpito molto, al di là della trama che ritengo molto coinvolgente la scrittura dell’autrice è davvero ammaliante.
Fili interrotti è una storia dura, un romanzo che si sviluppa su uno scenario che sembra sgretolarsi. Siamo in Calabria e la storia del protagonista di nome Giuseppe rappresenta un viaggio interiore che ha inizio nel momento in cui la sua vita è sconvolta dal cancro. E’ il suo viaggio più importante, quello dentro se stesso, una presa di consapevolezza e rinascita che fa molto riflettere. Ne consiglio vivamente la lettura.
Alessandro Misceo –
Un romanzo che pagina dopo pagina mi ha portato a conoscere il protagonista Giuseppe, le sue paure, le sue insicurezze, i suoi desideri più profondi. Un libro da approcciare con la voglia di coglierne spunti di riflessione e punti di vista nuovi, scritto con uno stile narrativo originale e coinvolgente. Consigliato per chi ha voglia di una storia introspettiva, dura, cruda e anche un po’ ingiusta come spesso è ingiusta la vita. Meno di duecento pagine ben scritte che scorreranno veloci.
Filippo Pettenon –
Il romanzo Fili interrotti mi è piaciuto molto. Poche volte mi è capitato di leggere un libro tutto d’un fiato, senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine, con curiosità e impazienza di giungere alla fine. E anche il finale lascia senza fiato e con un grande amaro in bocca.
La penna di Anna Maria Deodato scorre veloce, regala, pochi, meravigliosi scorci della Calabria che rimangono nel cuore e soprattutto delinea personaggi secondari con pochi tratti, ma in modo così veritiero che sembra di riconoscerli. Un libro che coinvolge perché è una continua riflessione sui temi che abbracciano l’esistenza, un viaggio in cui può capitare di riconoscersi e riflettere.
Claudia Ferretti –
Già dalle prime pagine emerge prepotente la voglia di continuare fino alla fine tutta d’un fiato la storia del protagonista Giuseppe, permeata di quel sottile magnetismo che tiene incollato il buon lettore al buon libro. Una grave malattia è occasione per Giuseppe di ripercorrere i dolorosi nodi della sua esistenza alla luce di una nuova sensibilità a lui stesso sconosciuta. Un viaggio di scoperta tra le pieghe dell’animo per ricercare e trovare la propria felicità interiore e un senso più autentico della vita nelle piccole azioni e nelle piccole cose. Una narrazione serrata e struggente che consiglio vivamente di leggere.
Daniela Ferrari –
Un romanzo consigliato a chi non ha paura di guardarsi dentro e incrociare il proprio sguardo allo specchio. A chi non si stanca delle domande, dell’introspezione, della riflessione. Una scrittura fluida e incisiva in cui traspare la grande sensibilità dell’autrice che racconta la storia di un uomo che a causa di un evento drammatico rischia di perdersi ed invece affronta con coraggio il suo destino. Un libro che emoziona e commuove che consiglio a tutti di leggere.
Luana Bartolotti –
Su consiglio ho letto questo romanzo. È davvero emozionante. Pagine di vita vera raccontate con delicatezza.
Teresa Napoli –
Fili interrotti è un romanzo che ti porta dentro la storia. Ognuno di noi può essere il protagonista,ognuno di noi ha dei “fili interrotti”nella propria vita,e l’Autrice ne racconta le vicende con maestria coinvolgendo il lettore fino all’ultimo rigo dell’ultima pagina.
Bravissima AnnaMaria.
Consigliato.
Teresa Napoli
Francesca Fasci –
Annina,con Fili interrotti,sei riuscita a riportarmi indietro nel tempo,nella nostra infanzia felice! Penna raffinata e delicata la tua! I pensieri ed i ricordi sono trascritti con intensità di sentimenti,di amore e di amicizia. Il lettore viene accompagnato per mano con leggiadria,le varie fasi della vita vengono rappresentate ora come il fragore del mare ed i flutti impetuosi ricchi di salsedine ,ora come l’ emozionante bellezza di una rossa aurora ,ma anche da un tramonto mozzafiato …con la consapevolezza che il sole se tramonta, può tornare…!Ad majora,semper!
Cettina Fedele –
La prefazione di Barbara Alberti che introduce ” Fili interrotti ” di Anna Maria Deodato definisce i libri amici pazienti che aspettano che tu li prenda in mano e aggiungano così una nuova voce a quelle con cui parliamo ogni giorno. E proprio questo accade con il romanzo della Deodato che, voce nuova e intensa, seguendo i fili della vita del personaggio principale , conduce in spazi che appartengono alla memoria e al cuore di ognuno e a ognuno fa ritrovare momenti riposti tra i ricordi dell’infanzia e i sogni della giovinezza. Fili che scorrono lenti o frettolosi, che si intrecciano con altre vite, si annodano soffocati e si sciolgono liberi, si interrompono per poco o per sempre, in un approccio metaforico alle vicende umane di cui il libro è ricco. E questa ricchezza è consegnata al lettore che potrà ritrovarsi in questo o quell’episodio, in luoghi dell’anima riscoperti o in posti ancora da scoprire, sempre e comunque con una riflessione di fondo: è l’Amore che dà senso alla vita e offre riparo dal dolore che lacera la trama.
13.1.2023 Cettina Fedele
Francesco Accurso –
“Fili interrotti” è un romanzo davvero emozionante e che conduce a profonde riflessioni sulla vita e sulle relazioni con gli altri. Un viaggio interiore del protagonista che potrebbe essere il percorso di ciascuno di noi. Con una scrittura fluida e avvincente l’autrice è riuscita a coinvolgermi e ad emozionarmi. Tanto cuore e tanta sensibilità in questo libro. Un libro che fa riflettere e che si legge velocemente, tanta è la voglia di arrivare alla fine. Ne consiglio vivamente la lettura.
Rita De Marco –
Fili Interrotti è un romanzo ispirato ad una storia vera.❤️ Anna Maria Deodato ha avuto la capacità di emozionare, di toccare il cuore. Leggendo le vicende del protagonista, si ha la sensazione di camminarvi accanto, di percepire le sue paure, le sue speranze e la sua voglia di vivere nonostante tutto.
Vicende scritte con estrema delicatezza ed è qui che si vede la bravura di uno scrittore.
Un libro rimasto nel mio cuore.
Ne consiglio la lettura.
Complimenti Anna Maria Deodato
Teresa Pagano –
Anna Maria Deodato è riuscita, con una narrazione accurata e fluida, a scrivere un romanzo in cui Giuseppe, il protagonista, ripercorre le fasi più significative della propria vita, riesaminando gli amori, le amicizie, gli sbagli che lo hanno accompagnato e portato a interrompere “fili “ esistenziali per sempre. La presenza di figure femminili è notevole :donne chiuse nel dolore e nella rassegnazione, nella divisione oppressiva tra donna di casa, sposa e madre e donna seduttrice, donne da non sposare, donne perdute, donne istruite, donne che lavorano fuori casa o casalinghe, una descrizione attenta e leggiadra del mondo femminile calabrese in un periodo di tempo che va dagli anni ‘70 ad oggi. L’autrice ci trasporta in un viaggio, a tratti onirico, in cui si visitano luoghi e si aprono squarci di vita vissuta che rimangono indelebili nel cuore e nella mente. Da leggere.
gaetanocatalani –
“Fili Interrotti” di Anna Maria Deodato è un romanzo costruito magistralmente in cui “i fili” hanno molti significati, ma soprattutto quello che il protagonista è costretto a superare per chiudere una lunga fase della sua vita e tentare di aprirne un nuovo. E’ un libro che parla d’amore, di passione per la vita assaporandola fino alla fine. Non solo: fra i temi c’è anche il coraggio, oltre alla volontà di realizzare i propri sogni anche quando vanno contro le avversità. In questo romanzo il protagonista diventa il simbolo dell’autodeterminazione e della forza di volontà. La prima parte è ambientata nei primi anni settanta che aprono una finestra su quegli anni vissuti dall’autrice tra i vicoli e le case secolari della Calabria. Poi ci sono le donne, che mi hanno riportato alla memoria le parole di Pavese nel ricordare ai suoi contemporanei come venivano considerate e trattate:<>. Il libro non parla solo di sacrificio e di sofferenza ma si riallaccia a tanti altri “fili interrotti” della vita; un racconto profondamente calabrese, non fosse altro che per la sua componente inestricabile di sogni e di speranze, di pacata accettazione e, a tratti, di allegria. E’ il primo romanzo della Deodato, vincitrice di innumerevoli premi nazionali e internazionali nel campo della poesia e dei racconti ma, con quest’opera, legittima la sua entrata nel campo della narrativa. Consiglio a tutti di leggerlo.
Domenico Infantino –
Con “Fili interrotti”, attraverso la vita del protagonista Giuseppe, Anna Maria Deodato ci conduce in un appasionante viaggio di introspezione psicologica nella società calabrese dagli anni cinquanta ai nostri giorni. Con prosa scorrevole e delicata si affrontano tutti i temi centrali della esistenza umana: la felicità, la famiglia, l’amore, la malattia, la fede. Ne consiglio vivamente la sua lettura. Domenico Infantino.
Ugo Mollica –
FILI INTERROTTI (A. M. Deodato)
Aperto a diverse interpretazioni sociologiche e a sorprendenti tipologie emotive, il romanzo muove da un tessuto descrittivo assai caro alla letteratura meridionalistica, che ha avuto il suo focus nel secondo novecento, ma che è ancora alquanto in voga, nella tipica ambientazione dei mali del nostro sud.
Un’esplorazione accurata, sostenuta visivamente da vigorosi flussi di memorie e da tenaci legami affettivi, che presenta realistiche angolature di quel piccolo, antico mondo, sempre desideroso di rompere le secolari, pesanti cortecce e di rigenerarsi, per riprendere finalmente il passo del tempo.
Il quadro iniziale è di una vita elementare e scarna, spesso aggrovigliata su corali liturgie di famiglia, ripetitive e rigorose, o tristemente desolate e in pietoso abbandono.
L’insieme è uno sciame sociale indeterminato, assolutamente privo di garanzie e di difese, con gli epigoni di una nobiltà insecchita in qualche vetusto palazzo, diventata la negazione di se stessa e quasi ignorata dall’irrompere di diverse gerarchie sociali.
Due fratelli dissimili, avviati su strade differenti, dei quali il meno provveduto andrà poi a connotarsi, come l’animatore di tutta la storia. Uno zio che diventa il regnante di famiglia, per spregiudicatezza ed egoismo e una madre, simbolo di tutte quelle madri, “ con i capelli raccolti a crocchia dietro la nuca, che si arrende ai dolori della vita, ma è forte di un amore indomabile per i figli, per i quali vincerebbe ogni insidia”.
Il paese rimane sullo sfondo, con le sue ragnatele di tradizioni, di zii, di parenti, con tante persone senza valore e tante altre persone cattive. Per molta parte esso esce dal narrato, rimanendo nei suoi affanni e nella sua precarietà, con le unghie immancabili della criminalità, pronte sempre a lucidare di fresco il Malnome della povera Calabria, non soltanto di quegli anni. Ombre terribili, che le società povere sono costrette ad indossare, come fardelli mortificanti, con cui a caro prezzo devono convivere, in aggiunta alle comuni altre disavventure della vita.
Il testo, di una lettura leggera e avvincente, qua e là impreziosita da frasi notevoli, di valore esteso, nel correre delle pagine vede crescere la figura di Giuseppe, io narrante meticoloso ed autorevole.
Il quadro descrittivo si apre ad un panorama di circostanze diverse, cariche di movimento e di intensità, con rapporti umani di tutt’altra natura: amicizie più o meno inquiete, amori familiari ed extra, viaggi esotici da benestanti, successi economici, incursioni nel mondo finanziario, con in agguato sempre tanto scorrere di incubi, di paure e di malattie.
Emergono campi descrittivi collaterali, soprattutto di economia e medicina, in cui l’autrice esibisce, oltre ad una corretta configurazione delle circostanze, una competenza specifica approfondita, con precisione di termini e di valutazioni.
Oltre le avventure di una vita intensa, complessivamente gratificante, il nostro Giuseppe, che avevamo conosciuto all’inizio con scarsa voglia di studiare, dopo aver conosciuto in buone dosi anche il successo, si scontra col suo vero, ultimo nemico, la malattia.
Con un abile gioco di introspezione, Giuseppe viene posto in condizione di giocare le carte della memoria, mettendo in fila passato e presente, cui dedica efficaci valutazioni, che vanno sempre a confluire sui dettagli clinici delle varie situazioni e sulle terribili insidie alle ragioni della salute.
Sullo schermo gigante dei pensieri Giuseppe ripensa e ritrova in lunga fila amicizie, affetti ed amori in un susseguirsi di piani contemplativi, intrisi di nostalgia e di rimpianto, per quanto poteva essere e non è stato.
La conclusione è un lungo processo di revisione della vita, in una specialissima aula di tribunale, in cui ha parola soltanto Giuseppe, che la utilizza per osservare, da un’altitudine soltanto a lui riservata e con una consapevolezza assoluta il limite estremo, che tutti noi incontreremo, peró a luci spente.
Non ci sono assolti o colpevoli, all’uscita da quel tribunale, ma soltanto un’inconsueta ed intelligente misura dell’autrice, per raccontare il gioco incantevole e i grovigli inafferrabili della vita.
Madrid, 10 gennaio 2023
Ugo Mollica (scrittore e critico letterario)
Lucia Dato –
Lucia Dato 14/02/2023 Il libro Fili interrotti di Annamaria Deodato mi è piaciuto tantissimo. È scritto con linguaggio coinvolgente che mi ha portata ha provare gli stessi sentimenti e le stesse emozioni di Giuseppe. Mi sono sentita felice,triste, arrabbiata,libera e appassionata nel percorrere I fili della vita piena di difficoltà ,problemi e incontri speciali di persone diverse che ci hanno lasciato chi più e chi meno segni indelebili di affetto tenerezza e amore.
Salvatore G. Cosentino –
Come in un lungo viaggio introspettivo, il libro “Fili interrotti” di Anna Maria Deodato, ci conduce nella parte più intima dell’anima. Attraverso il racconto, che ha come protagonista Giuseppe (voce narrante), ambientato nei vicoli di un paese della Calabria degli anni ‘70 del secolo passato, la scrittrice, con uno stile letterario semplice e chiaro, ci accompagna per mano nella sua vicenda umana intrisa di amore e di passione. Sebbene sia un tema ricorrente, nei lavori letterari meridionalisti, l’amore è decritto con una poetica sublime la cui trattazione profuma di romanticismo. Anna Maria, con la sua poetica narrativa, sa raccogliere le sfumature più recondite dell’anima di Giuseppe, come se incarnasse quella di ciascuno di noi che abbiamo vissuto quella particolare stagione dell’esistenza caratterizzata dalla speranza, dall’aspettativa di migliorare e profondere il meglio di noi stessi. Il romanzo è un inno all’amore nelle sue multiformi declinazioni ma, soprattutto, è una chiara conferma che la parte migliore della esistenza umana emerge ineluttabilmente dopo la sofferenza ed il dolore. Significativo è il titolo che ci rimanda ai legami sentimentali che, in un continuo alternarsi, quasi come le onde del mare, si costruiscono e si sciolgono dando alla vita quel sapore di mistero che, per questo,la rende affascinante e degna di essere vissuta. Ho molto apprezzato il libro di Anna Maria che mi riprometto di leggere con approfondimento ancora, e poi una volta ancora…
beatrice bumbaca –
I “Fili interrotti” sono metafora della nostra esistenza fragile e debole, in un continuo farsi e disfarsi come la tela di Penelope. Nella storia, narrata con sensibilità da Anna Maria Deodato, Giuseppe deve fare i conti con una malattia che non lascia scampo, interrompendo tutti i fili della sua vita, proprio come in una tela, dove ogni filo rappresenta qualcuno o qualcosa che lui ha incontrato durante il suo percorso. Il lettore viene coinvolto profondamente in un viaggio soprattutto interiore e nel finale, coincidente con la presa di coscienza di sé da parte del protagonista, ha chiaro che “viviamo con la fretta di vedere l’oltre senza sapere afferrare il mentre”, in una sorta di corsa a ostacoli della vita tanto affannosa quanto inconcludente. E’ necessario fermarsi, prima che sia troppo tardi, ad assaporare di tanto in tanto l’essenza delle cose, per sentirsi “docile fibra dell’Universo”.
Mariella Papandrea –
Ho letto il romanzo “ Fili interrotti” tutto d’un fiato, conquistata non solo da uno stile comunicativo accurato, delicato ed espressivo ma anche da un incedere dei fatti carico di particolari, capaci di arricchire la narrazione che diventa più significante, più vera.Giuseppe, il protagonista, emerge piano piano attraverso le pagine,mostrando via via la sua personalità, pervasa di umane fragilità, comuni a molti di noi,che raggiungono il punto culminante nel momento della vita in cui le parole non bastano più per esprimere l’inferno… pensieri intricati si mescolano alle emozioni più struggenti; ritorna “là” da dove è partito, perché è “là” che s’impara a sopravvivere…
Il dolore dell’anima è difficile da raccontare, ma qui l’autrice ci è riuscita con precisione e onestà fino a farlo diventare grumo, abisso.
mariagrazia sergi –
Ho appena letto “Fili Interrotti” e devo confessare che è stato una piacevole sorpresa! I personaggi sono ben sviluppati e mi sono ritrovata ad apprezzarli per la loro complessità ed autenticità. Lo stile di scrittura è fluido e il ritmo della narrazione è perfetto per mantenere alta l’attenzione del lettore fine all’epilogo della triste vicenda del protagonista, che colpisce per la sua incredibile voglia di vivere e per la lucidità con cui analizza i percorsi ed “i fili” che hanno caratterizzato la sua esistenza. Inoltre, ho apprezzato la capacità dell’autrice di descrivere con dovizia di particolari luoghi e persone che fanno da sfondo all’intera vicenda umana del protagonista, una capacità che trascina il lettore dentro la storia rendendolo spettatore immerso in una realtà che in fondo è comune a molti di noi, con tutti i suoi retaggi e le sue contraddizioni.
Consiglio vivamente questo libro a chiunque voglia leggere un romanzo coinvolgente, ben scritto e con un messaggio significativo!
Elvira Romeo –
Questo libro non lascia indifferente e arricchisce l’anima. Per questo lo apprezzo tantissimo. L’autrice, a mio avviso, ha avuto la capacità di farci entrare nei pensieri dei personaggi e comprenderne le emozioni. È occasione per mettere a confronto le nostre visioni con quelle altrui.
Sono descritti benissimo i sentimenti in cui ognuno si può riconoscere perché più o meno, direttamente o no, li ha vissuti.
giusygaglianoartista@libero.it –
Fili interrotti. La penna raffinata della scrittrice Anna Maria Deodato ci porta in punta di piedi dentro la storia di Giuseppe. La reale storia di un uomo, fatta di conquiste, delusioni e fallimenti che si intreccia con altre piccole storie dei personaggi che ruotano intorno alla figura del protagonista. È una storia che non certo finisce come vorremmo che finisse, tutti felici e contenti, ma ha un finale che ci invita a riflettere sul sentimento autentico, l’amore, che va oltre la vita. I fili sono interrotti, e non spezzati, il che fa intuire ad un ricongiungersi? Per chi ci crede, si! Questo non c’è scritto, ma il romanzo è come l’acqua limpida di un lago, leggi quello che è scritto in superficie però puoi vedere il fondale e guardare oltre… Oltre un immaginario che scava dentro l’anima di chi legge. Congratulazioni vivissime, Annamaria. Il fluire della tua bella penna ti porti verso altri romanzi. Ad majora semper!
Giusy Gaglianò
domenicasorrenti –
Sono la trentesima persona che scrive una recensione sul romanzo “Fili interrotti” di Anna Maria Deodato.
Ho letto quanto è già stato elaborato ed approvo in toto perché non potrei far altro che ripetere quanto è già stato scritto.
Leggendo con grande interesse, capitolo dopo capitolo, sono stata presa dalla descrizione che Anna Maria fa della vicenda umana di Giuseppe, un uomo che aveva “occhi di fuori e di dentro”, un uomo particolarmente sensibile che ha saputo osservare e analizzare l’entourage che lo circondava, in particolare le numerose figure femminili che in qualche modo hanno influenzato la sua vita e il suo carattere.
Giuseppe, nel fiore dei suoi anni, ritornando da un viaggio in India, scopre di essersi ammalato ed affronta la nuova e imprevista situazione grazie alla forza e al coraggio di Miriam, figura non certo di secondo piano, anche se l’autrice ci dice poco di lei.
Sorretto dall’amore della sua fedele compagna, rimasta al suo fianco con abnegazione e con coraggio, ha riscoperto la fede che lo ha introdotto in una dimensione diversa, non più vana e passeggera, ma eterna.
Questa scoperta ha permesso a Giuseppe di recuperare una nuova visione, di osservare il mondo con “occhi diversi” come il riuscire a vedere anche il fratello Matteo in un’altra dimensione, con comprensione, come non lo aveva mai visto prima.
Alla fine del suo percorso di vita, con questa visione rinnovata dagli “occhi nuovi”, Giuseppe canta l’amore, quell’amore sgorgato a fiotti dal suo cuore nell’ultima lettera che scrive alla sua amata Miriam, perché incapace di dirle il tutto a voce, per lasciarle una testimonianza e un imperituro ricordo.
Leggere il libro mi ha lasciato una profonda commozione per non dire che mi ha tirato su qualche lacrima.
Complessivamente ho ricevuto un senso di pace e ha confermato la mia visione, la vita non finisce con quel che vediamo con i nostri occhi, ma va oltre perché la vita dell’uomo è eterna.
La grandezza della scrittrice sta nel descrivere il mondo con gli occhi di Giuseppe, il sentire di un uomo, con un cuore non molto diverso dal cuore di una donna.
E allora, mi chiedo, perché questa contrapposizione tra uomo e donna?
Perché non essere collaboratori e complementari? Ci vorrà ancora molto tempo per comprendere una verità così semplice e così rivoluzionaria? Una rivoluzione dettata dall’amore per l’altro.
Grazie Anna Maria e at maiora semper.
Celestina Ielo –
Anna Maria Deodato in questo libro “Fili interrotti” riesce a catturare l’attenzione del lettore. La fluidità del Suo scrivere fa sì che si voglia immediatamente giungere all’ultima pagina che per quanto dolorosa possa essere, dà speranza. È l’Amore attorno a cui ruotano tutti gli infiniti sentimenti umani, che legati e sciolti da questi” fili interrotti”, ci proiettano in una nuova dimensione a noi sconosciuta, ma che ci appartiene quale condizione umana. Ciascuna persona incontrata durante l’esistenza di Giuseppe (il protagonista) ha in comune con molti di noi un pezzetto di vissuto. Tutti i lettori possono identificarsi ora in uno ora in un altro personaggio. Nel raccontare attraverso Giuseppe la condizione umana di tutti i personaggi menzionati non si può non contestualizzare il periodo storico in cui Giuseppe è vissuto e, soprattutto, il luogo d’origine. Tutti elementi ben descritti dall’ autrice che ci portano a comprendere come le persone sono spesso “condizionate” da fattori ambientali, familiari, economici e sociali. Quello che risulta centrale nei vari racconti di Anna Maria Deodato, secondo il mio parere, è il susseguirsi di momenti di vita che accomunano tutti noi. Come diceva Gian Battista Vico possono essere definiti “corsi e ricorsi storici”. Vivamente consigliata la lettura anche ad adolescenti. Le mie due figlie (10 e15 anni) lo hanno letto d’ un fiato!
Edda Passarelli –
Ho letto il libro Fili interrotti tutto d’un fiato grazie alla scrittura scorrevole, essenziale e senza fronzoli. Mi sono sentita dentro il racconto e attraversandolo ho assorbito gli stati d’animo e le emozioni dei personaggi che lo hanno animato. Ha rievocato in me ricordi antichi, alcuni lieti e gioiosi altri tristi e dolenti, portandomi a rileggerli con la maturità di oggi e meglio ricollocarli.
Daniela Rotino –
Ho conosciuto Anna Maria Deodato l’anno scorso a Vibo Valentia per il Maggio dei libri 2022, evento promosso dal Cepell (Centro per il libro e la lettura) per il quale aveva presentato il libro Le avventure di Balù, una favola per bambini. In qualità di assessore comunale alla cultura, di allora, lo avevo inserito nel programma di Vibo Capitale italiana del libro, di cui Vibo deteneva il titolo, e avevo coinvolto le scuole primarie della città, donando anche varie copie per le loro biblioteche scolastiche. Era stato un successo, gli alunni si erano mostrati entusiasti anche perché la presentazione era accompagnata da un simpatico videoclip.
Quest’anno mi ha proposto questo suo nuovo lavoro” Fili interrotti” che ho letto subito con piacere. Qui di seguito le mie impressioni.
Il romanzo è ambientato negli anni cinquanta e a seguire, in un imprecisato paesino della Calabria. Il narratore è lo stesso personaggio principale e quindi interno al testo. Accanto a Giuseppe, appaiono e scompaiono, riappaiono, come in un fenomeno carsico, vari personaggi, amici, familiari, nemici, tratteggiati con particolari molto attenti e minuziosi, delle storie nella storia, che fanno da corollario all’intero racconto perché il protagonista è lui, Giuseppe. La sua infanzia in un piccolo borgo, come tanti altri, in una famiglia piccola formata da padre, madre e due figli, Giuseppe e Matteo.
La vita del borgo scorre tra giochi per strada, incontri in piazza, centro di raccolta di tutti i paesani, fra suoni, rumori, lavori artigianali e il classico bicchiere di vino all’osteria o al bar. Ci si chiama per soprannomi, c’è il nobile del paese con il suo bel palazzo, la pazza del paese, la chiesa parrocchiale di Don Giacomo, ma anche le faide tra famiglie che finiscono, a volte, in tragedia. In genere però un piccolo borgo è quanto di bello la vita ci offre fatta di cose semplici e quotidiane “la nostra campana di vetro, sotto cui viviamo, che una volta infranta” ci mette davanti a nuove scelte e “a non essere più quelli di prima”. Il protagonista solo alla fine impara a dare più valore a persone e cose e a ricordare quei momenti. I borghi, una volta, sviluppavano un autentico senso di comunità e di appartenenza, oggi persi nelle città sempre più disumanizzate. In Italia ci sono tantissimi piccoli borghi. Hanno vantaggi grandissimi dal punto di vista della qualità della vita, della relazione con la natura, meno stress, meno spese. Oggi vengono rivalutati ma credo più per finalità turistico-culturali perché si è perso, purtroppo, quello spirito semplice che li alimentava.
La vita di Giuseppe scorre in questo contesto ma cambia bruscamente quando la famiglia deve affrontare il dolore inaspettato della perdita del capofamiglia, Antonio, e si vede costretta a dipendere e poi a convivere con lo zio Mimì un uomo non facile, burbero e spilorcio che tra l’altro tradirà anche la moglie. Giuseppe, appena potrà, andrà via dal borgo dove ritornerà solo alla fine.
In questo romanzo, attraverso il protagonista, Anna Maria rappresenta il vissuto di ciascuno di noi, la realtà così com’è, direbbe Giovanni Verga. C’è l’amore in tutte le sue sfaccettature, la gelosia (zia Mimma), il tradimento (Matteo e zio Mimì) e il perdono, l’amicizia vera (Saverio) e falsa (Dino e Adolfo), l’astuzia, la diffidenza, la famiglia, l’inclusione, la fede, la figura materna, la donna forte, succube, rassegnata, fedele, lo stalking (ex fidanzato di Miriam), il volontariato (la madre di Miriam). Ma i sentimenti più forti sono l’amore e l’amicizia. L’autrice scrive che l’amore è una passione incontrollabile che induce a comportamenti che spesso avranno conseguenze anche per i protagonisti di questa storia. Anche l’amicizia è un sentimento importante per Giuseppe “l’amicizia è un rapporto umano che alimenta la ricchezza interiore dando valore alla vita”. Alcuni amici saranno sinceri, altri falsi e interessati che lo tradiranno, come accade nella vita reale.
Della madre il protagonista racconta “Isabella, mia madre, non era una donna particolarmente brillante, ma era tenace ed è stata una buona mamma. Guardava alla vita con la disillusione che nasce dalla tanta sofferenza e dai sacrifici.” Una donna rassegnata che accetta, dopo la morte del marito, di dedicarsi solo ai figli, rifiuta di risposarsi e fa quasi da badante al fratello Mimì, ospitandolo anche in casa quando gli muore la moglie. Una donna che non si ribella e accetta ineluttabilmente il suo destino di vedova rispecchiando la mentalità della donna calabrese di quegli anni soprattutto nei piccoli paesini.
Il romanzo però ad un certo punto ha una cesura, quando Giuseppe apprende di essere malato, si avvicina alla Fede con l’aiuto di Don Michele e trova una vera compagna che poi sposerà. Anche se la vita sembra scorrere ancora come prima fra errori, viaggi e amori che lo aiuteranno a combattere e affrontare la malattia con forza, la realtà mette Giuseppe poi su un altro binario, il tracollo finanziario, l’aver coinvolto amici e parenti lo fanno cadere in depressione, anche le difese immunitarie si abbassano e il tumore torna più aggressivo di prima mentre lo spazio narrato si sposta in Ospedale con storie drammatiche che lui stesso vive e condivide con gli altri ammalati come il suo compagno di stanza, Luca.
Il capitolo finale intitolato “l’ultima estate” mi ha ricordato il dramma di Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca” in cui il protagonista, aggredito da tumore terminale, si attacca a cose apparentemente insignificanti per gli altri, come osservare i commessi di un negozio di stoffe mentre chiudono i pacchetti con la merce dentro. Giuseppe va a vedere casa sua, pur non avendone le chiavi per entrare, e sta lì fissarla attaccandosi a quelle mura e ai suoi ricordi, vuole riassaporare la vita ogni attimo, ogni minuto, riavvolgendo il film della sua vita, mentre la moglie Miriam e la suocera Gina si attaccano alle preghiere negoziando con Dio la sua guarigione.
C’è un bellissimo film uscito nel 2022 che affronta questo tema,” Living”; il protagonista, un tipico burocrate, si accorge ‘di non aver vissuto’ quando gli viene diagnosticato un male incurabile e si comporta come un personaggio pirandelliano per il resto dei giorni che gli rimangono da vivere. Anche nella mente di Giuseppe si affollano mille pensieri, sogni, emozioni, narrati da Anna Maria con dei passaggi molto intensi. Da brava narratrice è riuscita a immedesimarsi nella mente di un uomo, a scandagliarne l’animo, forse ispirata da un fatto vissuto.
Barbara Alberti nella prefazione scrive ” A volte i sentimenti, le emozioni, i sogni che affollano la nostra mente non si riescono ad esprimere. Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te e un libro ci può così accompagnare sempre”. Diventiamo tutti dei personaggi in cerca d’autore. Anna Maria ci racconta il nostro vissuto, le nostre incertezze, i dubbi, gli errori e ci fa capire che, a volte, la nostra storia personale è fatta di se e di ma, infatti nell’incipit del suo romanzo fa dire a Giuseppe ” A volte mi domando come sarebbe stata la mia vita se papà non fosse morto così giovane. Avrei scelto le strade che ho percorso? Lui sarebbe stato un buon padre? Ed io? Sarei stato un buon figlio? Non mi è dato sapere cosa sarebbe avvenuto, la mia esistenza è stata solo un passaggio ma credo che ritornerò per altri sentieri”. Quest’ultimo un passaggio sibillino. Cosa ha voluto intendere con queste ultime parole l’autrice? Al lettore la risposta.
Daniela Rotino
Angela Mancini –
Ho letto tutto d’un fiato “Fili interrotti” perché trascinata dalle vicende di una vita, quella di Giuseppe, che potrebbe essere la vita di ognuno di noi, fatta di incontri, delusioni, circostanze che a volte appagano e a volte creano sensazioni di impotenza, di prigione, di rifiuto.
Ho sentito comunque il bisogno di rileggere alcune pagine perché, estrapolate dal contesto del romanzo, rappresentano di per sé affreschi di vita collettiva e corale con personaggi tipici delle nostre comunità negli anni cinquanta/sessanta. Lo zio che si comporta da padre padrone, l’amico problematico, la madre silenziosa che porta con dignità i segni del dolore e del sacrificio, la donna consolatrice che ama e che anche nei momenti più cupi riesce a dare conforto e sostegno.
E poi c’è Maria, la pazza del paese. La vedi, “allampanata”, camminare lentamente tra le vie del borgo con il suo fardello di dolore tra gente che la commisera ma non l’aiuta perché timorosa di un “dolore contagioso”. In lei, nel suo incedere ondeggiante e incurante di tutto ciò che ha intorno, c’è tutta la sofferenza di chi, uomo o donna che sia, ha smesso di combattere, si è piegato al dolore e ha incurvato le spalle perché ormai niente ha più senso. E’ debole, ormai vinta, vittima tra le vittime di un destino e di un’indifferenza che lacerano e uccidono lentamente, giorno dopo giorno. La scrittrice sapientemente ne sottende la rabbia che uccide, una rabbia antica che diventa trasversale e che ci fa meditare su ciò che può essere la vita di ognuno di noi quando, nel momento del bisogno e della sofferenza, la solitudine e il silenzio diventano gli unici compagni anche in mezzo alla folla sempre più rumorosa e assordante.
Consiglio la lettura di “Fili interrotti” a chi ama riflettere sul mondo che lo circonda lasciandosi avvolgere da sensazioni e profumi di un tempo lontano. Le passioni, le gioie e i dolori sono protagonisti con Giuseppe di una storia collettiva il cui senso supera le barriere del tempo e tocca i cuori di ognuno di noi.
Lilli Sgro –
Questo libro è un amico con cui passare momenti di riflessione, di immedesimazione, di comprensione, di commozione … insomma un vero amico! E come succede quando stai con una persona che ti fa stare bene, il tempo di lettura passa in un fiato e vorresti che durasse di più perché le storie sono create come colorati e precisi pezzi di un grande puzzle di cui comprendi il senso profondo quando hai la visione globale. Allora comprendi le rete di fili che man mano si intrecciano nell’esistenza e tutto prende significato. Anna Deodato si conferma ottima autrice, sensibile e raffinata. Libro da leggere e scegliere come compagno di viaggio. Lilli Sgrò
amaliadimare –
FRATTURA E RIPARAZIONE
(note su Fili interrotti di Anna Maria Deodato, Gruppo Albatros Il Filo, 2022)
I fili narrativi di questo affascinante romanzo si intrecciano su più dimensioni della vita di Giuseppe, il protagonista, tutte incentrate sulle relazioni: quelle intersoggettive reali (con l’amico Luigi, con le donne, con l’ambiente sociale); quelle basate su presenze fantasmatiche dal sapore archetipico (il padre); ma anche quelle costituite dal dialogo interiore con un Sé frammentato e sofferente.
La separazione forzata da Luigi, l’amico d’infanzia, è la scoperta, traumatica e inattesa, della forza di un contesto sociale che travolge gli affetti più puri e naturali; è l’impatto con la violenza di un mondo troppo vincolato all’apparenza e alle regole di una morale chiusa e insensibile; è la frattura che condiziona una intera vita e che conduce Giuseppe a ripetere, quasi coattivamente, il trauma nelle relazioni continuamente interrotte con le donne.
Questa condizione di “interruzione strutturale”, con la quale Giuseppe deve prematuramente fare i conti, è resa più dolorosa dall’assenza del padre, dalla mancanza di una figura capace di contribuire a elaborare il lutto. Nello stesso tempo, il padre conosciuto solo attraverso i racconti della madre viene “segretamente invocato” dal suo “Io bambino” e così, in qualche modo misterioso e inconsapevole, richiamato in vita da Giuseppe; la sua figura – mancante anche sul piano sensoriale (“non conoscevo nemmeno l’odore”) – si presentifica “nitida e vera” nel sogno; in qualche modo quell’esperienza onirica gli offre un aiuto, ricostituisce una relazione quasi non vissuta, contribuisce a riparare la frattura.
Giuseppe elabora, forse senza esserne pienamente consapevole, una propria tecnica di auto-guarigione, quella del dialogo interiore. Si rifugia e trova una nuova sicurezza nel “rimanere accovacciato” nel fondo di se stesso; in questo stato di rêverie cerca la sua essenza più autentica (“precipitavo negli anfratti del mio essere e, più scendevo in basso, più mi avvicinavo a me”).
Perfino nella malattia Giuseppe cerca una via d’uscita attraverso la relazione con Miriam, che sente quasi come un tramite per una sopravvivenza ultraterrena. Nella sua lettera alla donna egli esprime il suo desiderio di continuare a vivere attraverso di lei, di essere “tra quelle stelle” da lei ammirate o “in una goccia di pioggia che accarezza lievemente” il suo viso, le chiede di vivere ed essere felice anche per lui.
Ma allora il romanzo ci offre anche la storia della ricerca di ricomporre quei fili interrotti; forse lo stesso titolo può essere letto in una chiave che va oltre le parole, ribaltandone il senso. I fili interrotti in realtà sono fili che si snodano da un groviglio solo apparentemente inestricabile; si ritrovano, si disperdono nuovamente e poi si ricongiungono nella complessità di una vita che viene offerta al lettore come un affresco esistenziale nel quale le tonalità affettive sono dominanti, le vicende vissute hanno sempre una risonanza interiore ricca e sfaccettata, le relazioni sono uno specchio dell’anima individuale e collettiva.
In questo senso, “Fili interrotti” è una metafora senza tempo della condizione umana, nella quale il malessere e la ricerca di una compostezza interiore si fondono in un quadro nel quale la fede e la speranza, pur se messe a dura prova, non vengono mai schiacciate o private della loro forza vitale. Alla fine, il sentimento che Anna Maria Deodato fa nascere nel lettore che si cali senza riserve nelle pagine del romanzo è che ogni filo interrotto di ogni esistenza può trovare una sua ricomposizione, magari solo ideale, nelle relazioni con gli altri; se sono le relazioni che provocano una frattura, sono le stesse relazioni che possono sanarla.
In Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, perché un vaso rotto può divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine. La tecnica di riparare gli oggetti in ceramica, si chiama kintsugi, che significa: “kin” (oro) e “tsugi” (riunire, riparare, ricongiungere), letteralmente, “riparare con l’oro”.
La vita di Giuseppe sembra essere la storia di una riparazione; l’oro che serve per ricongiungere i frammenti della nostra esistenza possiamo trovarlo nelle relazioni, con gli altri e con noi stessi.
Amalia Di Mare
Giovinazzo Antonella –
“Fili interrotti”. Vite e vicissitudini di una rassegna di personaggi appartenuti al mondo e al tempo, che si susseguono senza sosta, né preavviso. E, rigo dopo rigo, ancorché avidi di abbrancare ai travagli personali dell’uno, il narrante, grazie all’abilità dell’autrice di penna, con cura e leggerezza ci catapulta nelle cose dell’altro.
Essi, tutti, rappresentano l’umanità variegata del passato e del presente, in cui, presumibilmente, si innesta il domani. Ogni personaggio riporta alla nostra memoria un suo simile; conosciuto o trasmesso. Benché siano innumerevoli le presenze animate dall’inchiostro e benché le storie siano avulse da profondi sconvolgimenti, poiché la vita ci ha insegnato ad impregnarci di qualsiasi reale circostanza, il narrante cattura costantemente l’interesse del lettore e dapprima, partecipa agli eventi con singolare sensibilità femminea; dopo con toni quasi cronistici.
Tra il prima e il dopo il narrante sarà trascinato in un’importante storia amorosa con Amalia, che rappresenta lo spartiacque tra la sua adolescenza e l’affiorata mascolina maturità. Seguiterà poi, a raccontare e a raccontarsi. Fino alla fine. Fino a quando, il suo animo sensibile riemergerà per affidare alle parole di una lettera, il malinconico distacco dalla vita e dal suo ultimo, unico e immenso amore.
Noi siamo quelli di prima, del dopo e del domani! La scrittrice ha lasciato al narrante il compito di fotografare la vita.
Antonella Giovinazzo
Maria Concetta Crocitti –
Anna Maria in questo racconto “galeotto”, per chi ha vissuto i suoi luoghi e i suoi tempi , coinvolge in un tumulto di sentimenti ed emozioni, magistralmente elaborati dalla sua penna. Alcune vicende, troppo dolorose, sono esternate con delicatezza ,danno l’ idea di un travaglio interiore che solo la maturita da la forza di esprimere, attraverso una fine narrazione . Fili interrotti, è scrigno di vicende umane , di amicizie,affetti, esperienze , emozioni che fanno riflettere su quanto sia difficile gestirli con equilibrio nell’ arco dell’ esistenza
A.Marina Amendola –
La scrittrice Deodato riesce con molta naturalezza nella difficile opera di farci vivere l’esperienza del protagonista come fosse una nostra esperienza. Tale è la sua capacità di creare con il lettore un rapporto simbiotico che tutto ciò che viene narrato appare di una chiarezza sbalorditiva. Ma ciò che più colpisce è la Sua capacità di descrivere i diversi momenti della vita, quel passare con disinvoltura dalla gioia al dolore dalla tristezza alla speranza . La battaglia contro la malattia del protagonista rappresenta poi il momento clou dell’opera soprattutto per come viene vissuta dal protagonista in quella commistione fatta di dolore, rassegnazione e coraggio che ci fa comprendere di quale forza interiore l’uomo sia dotato rendendolo capace di affrontare anche i momenti più tristi nella speranza che tutto cambi. L’accuratezza poi con la quale la scrittrice descrive gli ambienti è sbalorditiva riesce a calarci in quelle piazze, in quelle strade che noi sentiamo come luoghi a noi familiari. Fili interrotti è dunque un libro da leggere tutto d’un fiato proprio perché l’autrice con grande abilità crea nel lettore la curiosità di conoscere l’evolversi del narrato ma soprattutto perché riesce ad indurci a pensare e comprendere le mille sfaccettature dell’animo umano. Le ultime pagine sono poi struggenti per la loro fredda ma accuratissima descrizione di come Giuseppe in un misto di paura e di speranza si accosta alla morte qualcosa che fa paura ma che ad un certo punto appare come inevitabile liberatoria di una vita che non poteva più essere vissuta.
giuseppe.anastasi –
Si percepisce facilmente, in questo romanzo di Annamaria Deodato “Fili interrotti”, la vita vera, senza colpi di scena o intrighi improbabili. Il narrato è introspettivo, tuttavia scevro da inutili appesantimenti, così come i personaggi ben delineati, che intrecciano le proprie esistenze con quelle del protagonista, in un flusso organico di brevi flashback esplicativi, ma essenziali al tempo stesso; una lettura scorrevole, ben strutturata e che porta il lettore a compenetrarsi e interrogarsi sui quesiti esistenziali, quanto sulle tematiche sociali affrontate. Un libro che sinceramente mi sento di consigliare. Giuseppe Anastasi
Ci sono dei fili invisibili che ci tengono legati al nostro passato. Legami che, di padre in figlio, ci tramandano usanze, costumi, tradizioni e sentimenti che ci fanno sentire parteRead More
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Carmelo Consoli –
La scrittura di Anna Maria Deodato ci introduce in storie di vite vissute nella vivace e animata quotidianità dell’esistere, aprendoci sipari e spaccati che appartengono in definitiva a tutti noi e che attraversano l’avventura tipica della vita.
Minuziosa, dialogante, intensamente partecipata, talora incalzante la sua parola appassiona con tutte le componenti emotive possibili che ci attraversano e così siamo partecipi della gioia, del dolore, degli stupori, degli interrogativi a cui ci espone la sua opera, con le mille sfumature sentimentali che intervengono.
L’autrice possiede una notevole capacità di scrittura con pagine che si leggono molto bene e con agilità sorprendente in quello che è il sovrapporsi degli eventi nel tempo e nella cronistoria degli anni che passano, come appunto nel caso del libro esaminato: “ Fili interrotti”.
Una parola la sua tipicamente al femminile, che sa come raccontare con perizia entusiastica le avventure all’interno degli ambienti domestici e della quotidianità affettiva ma con l’aggiunta di quei valori universali che impreziosiscono e nobilitano il racconto e che ci restano dentro; qualità tipiche di un autrice esperta, attenta a rappresentare con una grande sensibilità poetica e teatrale la vita di tutti i giorni.
Cosi è per l’avventura di Giuseppe protagonista del suo romanzo e del suo contorno di legami affettuosi, desideri, ricordi e speranze, coinvolto in un turbinio di vicende e inaspettatamente preda di una grave malattia che egli affronta come un varco verso la morte in cui riflettere su quel mondo di “Fili interrotti” della sua avventura esistenziale e darsi un ultimo e inappellabile giudizio.
La scrittrice è davvero abile nel condurre il lettore nel passaggio delicato dalla vitalità fisica allo stato debilitante del protagonista ed ancora più sorprendente e appassionante è il suo narrare delle fasi tormentate della malattia che lo porterà al termine della vita.
Parole di intensa emotività unite a lucida consapevolezza di una fine attraversano gli ultimi capitoli veramente palpitanti di emozioni e chiudono questo libro di ottima fattura che non passerà inosservato alla critica letteraria più accreditata ma che soprattutto resterà a lungo nel cuore di chi avrà la fortuna di leggerlo.
Carmelo Consoli
Maria Anita Chiefari –
In ogni esistenza umana ci sono dei “fili”, che si collegano, che si scollegano e che poi si ricongiungono e a volte si interrompono per sempre, diventando “fili interrotti” quando la lacerazione è profonda e definitiva.
La stella cometa della scrittrice Anna Maria Deodato, nella stesura del romanzo “Fili interrotti” – edito da Gruppo Albatros Il filo, 2022- è l’amicizia sincera che ha legato l’autrice a Giuseppe, a cui ha dedicato il libro. Sicuramente i moti dell’anima e i ricordi nostalgici del loro legame hanno guidato la sua mano, ma nelle pagine del libro si condensano fatti reali e pura fantasia, luoghi fisici e luoghi metafisici, amore, amicizia, fede e incredulità.
Ancora molto giovane, il protagonista deve affrontare una grave malattia che gli sconvolge l’esistenza comportando una rivalutazione e una ristrutturazione di sé, coinvolgendo il suo sistema valoriale, la prospettiva temporale e il vissuto quotidiano.
Con l’utilizzo di una scrittura fluida e appassionante la scrittrice cattura l’attenzione del lettore, lo conduce lungo il percorso esistenziale di Giuseppe e di altri personaggi che condividono con lui un tratto di vita. Pagina dopo pagina la storia si dirama in diverse micro storie e il romanzo diviene così un racconto di racconti. Amalia, Cristina, Miriam sono i nomi delle donne amate, amori dotati di un’intensità diversa, forse per via della maturità acquisita o forse perché il grande amore è solo uno. Certo il sentimento verso Miriam irradia la sua esistenza, divenendo il suo faro nella tempesta.
Il libro, articolato in diversi quadri di vita che diventano affreschi per la vivacità dei particolari, per la profondità dei contenuti e per lo stile pittorico, rappresenta un viaggio emotivo intenso che trova nel finale il punto interrogativo dell’esistenza. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, ricco di spunti di riflessione, che racconta vicende piene di dolore, di amore, di fragilità, di fili spezzati. Di vita.
L’autrice non tradisce la sua Calabria, in “Fili interrotti” ritroviamo il borgo, le rughe, la bellezza degli antichi palazzi, i paesaggi, il senso di comunità, ma anche la difficoltà di vivere l’adolescenza in una società arretrata come quella di tanti paesini negli anni ‘70.
Giuseppe ha un suo modo di vivere dinamico che lo allontana dalla staticità del borgo di origine e quando la “Bestia”, così il protagonista chiamava la sua malattia, prova ad impossessarsi della sua vita, lui lotta e si ribella. Entra ed esce dall’ospedale per seguire le terapie e nel contempo fa programmi per il futuro. Vi è in lui un’alternanza di stati d’animo, la disperazione e la speranza, la paura e lo smarrimento. Lungo questo percorso doloroso scopre se stesso e vivrà in un’altra dimensione…
“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta” (Khalil Gibran).
Maria Anita Chiefari
aida dattola –
Leggere il romanzo”Fili interrotti” è come immergersi in un’avvincente e piacevole avventura, con la voglia di arrivare alla fine e il desiderio che non finisca mai.Per me l’avventura è durata poco,perchè l’ho letto d’un fiato,rivivendo situazioni legate alla mia infanzia,squarci di vita vissuta che rimangono indelebili perchè ormai fanno parte del mio essere.Anna Maria Deodato unisce, alle notevoli doti letterarie,la capacità di toccare le corde del cuore,di emozionare e coinvolgere senza appesantire,con discrezione.Insomma,leggerla non ci lascia indifferenti!
Aida Dattola
Guidi Danilo –
Tutto mi è piaciuto del romanzo “Fili interrotti” di Anna Maria Deodato.
Oltre ad appassionare ed emozionare il libro fa riflettere su quanto sia spesso complicato il senso del nostro stare al mondo fra affetti, desideri, ricordi ed esperienze e dolorose battaglie.
Come la battaglia contro la leucemia vissuta dal protagonista del romanzo, scaraventato nella confusione della vita.
Francesco Pollinzi –
Il romanzo è ben scritto. Le descrizioni dei personaggi sono accurate e consentono a chi legge di individuarne i caratteri e svelare a man mano la personalità di Giuseppe, il protagonista, sulla base delle relazioni, dei fili che traccia con gli stessi. Il ritmo narrativo è scorrevole e la trama è avvolgente perchè porta il lettore a “camminare” insieme al protagonista lungo le tappe della sua esistenza.
Mi hanno colpito sopratutto le vicende relative ai luoghi del cuore, quelli del paese d’origine del protagonista in cui affondano le radici del personaggio, i quali vengono descritti in maniera così realistica e dettagliata tale da fornire a chi legge una fotografia degli stessi. Nel racconto dei “fili interrotti” in realtà si può rintracciare un filo comune, quello dei sentimenti dalla cui descrizione emerge tutta la sensibilità di Anna Maria Deodato, bravissima a non cadere nel sentimentalismo da permettere così al lettore di guardare al protagonista con un atteggiamento empatico.
L’ho letto in una sera e ho cominciato ad apprezzarlo fin dalle prime pagine.
Francesco Pollinzi
placidodarrigo@gmail.com –
“Fili interrotti” è un romanzo coinvolgente ed emozionante, che descrive molto bene le sensazioni che il protagonista Giuseppe vive quando scopre di essere malato di leucemia. Il protagonista compie un percorso interiore, un viaggio di conoscenza di sé e di presa di coscienza che invita alla riflessione mettendo in risalto le relazioni e i tanti fili affettivi interrotti nel corso della sua esistenza. Il tutto molto ben descritto e con dovizia di particolari, senza appesantire il racconto. La scrittura è chiara e fluida e la lettura scorre piacevolmente. Un libro bellissimo ed appassionante che consiglio a tutti di leggere. Placido D’Arrigo
Nettuno Petruzzo –
Fili interrotti è un romanzo ispirato ad una storia vera.
Giuseppe, il protagonista del romanzo, ci racconta della sua vita, in un susseguirsi di accadimenti e personaggi che, mano a mano che ci si addentra nella lettura, si susseguono in storie colme di amore, di sofferenza, di contentezza, di fralezza, di speranza: fili interrotti, così come li rinveniamo nella vita di tutti i giorni.
Giuseppe, ancora giovane, al ritorno da un viaggio in India, scopre di avere una grave malattia. Inizia così, con consapevolezza, una difficile battaglia contro la leucemia che egli affronta talvolta con disperazione e talvolta con speranza. Un’esperienza dolorosa vissuta come opportunità per conoscere se stesso, scoprire, tra fragilità e angosce, una struggente voglia di vivere.
Il romanzo, ambientato in Calabria, si compone di 29 brevi capitoli, caratterizzati dalla vivacità narrativa dell’autrice e dalla ricchezza di particolari che portano il lettore ad una approfondita ed intensa riflessione sugli aspetti emotivi del racconto che, nel finale, pone più di un interrogativo all’esistenza.
Lo stile narrativo è asciutto, la scrittura fluida accompagnata da una semplicità di espressione che accompagna il lettore, senza distrazioni, alla scoperta dei pensieri intimi dal valore universale, sentimenti che vengono dal profondo dell’anima.
Un romanzo molto profondo che mette in risalto le fragilità di un uomo cagionate dalle vicissitudini che ci può riservare la vita.
Occasione di profonda riflessione e di crescita per ogni lettore.
Nettuno Petruzzo
Ilaria Adami –
Un libro che mi ha colpito molto, al di là della trama che ritengo molto coinvolgente la scrittura dell’autrice è davvero ammaliante.
Fili interrotti è una storia dura, un romanzo che si sviluppa su uno scenario che sembra sgretolarsi. Siamo in Calabria e la storia del protagonista di nome Giuseppe rappresenta un viaggio interiore che ha inizio nel momento in cui la sua vita è sconvolta dal cancro. E’ il suo viaggio più importante, quello dentro se stesso, una presa di consapevolezza e rinascita che fa molto riflettere. Ne consiglio vivamente la lettura.
Alessandro Misceo –
Un romanzo che pagina dopo pagina mi ha portato a conoscere il protagonista Giuseppe, le sue paure, le sue insicurezze, i suoi desideri più profondi. Un libro da approcciare con la voglia di coglierne spunti di riflessione e punti di vista nuovi, scritto con uno stile narrativo originale e coinvolgente. Consigliato per chi ha voglia di una storia introspettiva, dura, cruda e anche un po’ ingiusta come spesso è ingiusta la vita. Meno di duecento pagine ben scritte che scorreranno veloci.
Filippo Pettenon –
Il romanzo Fili interrotti mi è piaciuto molto. Poche volte mi è capitato di leggere un libro tutto d’un fiato, senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine, con curiosità e impazienza di giungere alla fine. E anche il finale lascia senza fiato e con un grande amaro in bocca.
La penna di Anna Maria Deodato scorre veloce, regala, pochi, meravigliosi scorci della Calabria che rimangono nel cuore e soprattutto delinea personaggi secondari con pochi tratti, ma in modo così veritiero che sembra di riconoscerli. Un libro che coinvolge perché è una continua riflessione sui temi che abbracciano l’esistenza, un viaggio in cui può capitare di riconoscersi e riflettere.
Claudia Ferretti –
Già dalle prime pagine emerge prepotente la voglia di continuare fino alla fine tutta d’un fiato la storia del protagonista Giuseppe, permeata di quel sottile magnetismo che tiene incollato il buon lettore al buon libro. Una grave malattia è occasione per Giuseppe di ripercorrere i dolorosi nodi della sua esistenza alla luce di una nuova sensibilità a lui stesso sconosciuta. Un viaggio di scoperta tra le pieghe dell’animo per ricercare e trovare la propria felicità interiore e un senso più autentico della vita nelle piccole azioni e nelle piccole cose. Una narrazione serrata e struggente che consiglio vivamente di leggere.
Daniela Ferrari –
Un romanzo consigliato a chi non ha paura di guardarsi dentro e incrociare il proprio sguardo allo specchio. A chi non si stanca delle domande, dell’introspezione, della riflessione. Una scrittura fluida e incisiva in cui traspare la grande sensibilità dell’autrice che racconta la storia di un uomo che a causa di un evento drammatico rischia di perdersi ed invece affronta con coraggio il suo destino. Un libro che emoziona e commuove che consiglio a tutti di leggere.
Luana Bartolotti –
Su consiglio ho letto questo romanzo. È davvero emozionante. Pagine di vita vera raccontate con delicatezza.
Teresa Napoli –
Fili interrotti è un romanzo che ti porta dentro la storia. Ognuno di noi può essere il protagonista,ognuno di noi ha dei “fili interrotti”nella propria vita,e l’Autrice ne racconta le vicende con maestria coinvolgendo il lettore fino all’ultimo rigo dell’ultima pagina.
Bravissima AnnaMaria.
Consigliato.
Teresa Napoli
Francesca Fasci –
Annina,con Fili interrotti,sei riuscita a riportarmi indietro nel tempo,nella nostra infanzia felice! Penna raffinata e delicata la tua! I pensieri ed i ricordi sono trascritti con intensità di sentimenti,di amore e di amicizia. Il lettore viene accompagnato per mano con leggiadria,le varie fasi della vita vengono rappresentate ora come il fragore del mare ed i flutti impetuosi ricchi di salsedine ,ora come l’ emozionante bellezza di una rossa aurora ,ma anche da un tramonto mozzafiato …con la consapevolezza che il sole se tramonta, può tornare…!Ad majora,semper!
Cettina Fedele –
La prefazione di Barbara Alberti che introduce ” Fili interrotti ” di Anna Maria Deodato definisce i libri amici pazienti che aspettano che tu li prenda in mano e aggiungano così una nuova voce a quelle con cui parliamo ogni giorno. E proprio questo accade con il romanzo della Deodato che, voce nuova e intensa, seguendo i fili della vita del personaggio principale , conduce in spazi che appartengono alla memoria e al cuore di ognuno e a ognuno fa ritrovare momenti riposti tra i ricordi dell’infanzia e i sogni della giovinezza. Fili che scorrono lenti o frettolosi, che si intrecciano con altre vite, si annodano soffocati e si sciolgono liberi, si interrompono per poco o per sempre, in un approccio metaforico alle vicende umane di cui il libro è ricco. E questa ricchezza è consegnata al lettore che potrà ritrovarsi in questo o quell’episodio, in luoghi dell’anima riscoperti o in posti ancora da scoprire, sempre e comunque con una riflessione di fondo: è l’Amore che dà senso alla vita e offre riparo dal dolore che lacera la trama.
13.1.2023 Cettina Fedele
Francesco Accurso –
“Fili interrotti” è un romanzo davvero emozionante e che conduce a profonde riflessioni sulla vita e sulle relazioni con gli altri. Un viaggio interiore del protagonista che potrebbe essere il percorso di ciascuno di noi. Con una scrittura fluida e avvincente l’autrice è riuscita a coinvolgermi e ad emozionarmi. Tanto cuore e tanta sensibilità in questo libro. Un libro che fa riflettere e che si legge velocemente, tanta è la voglia di arrivare alla fine. Ne consiglio vivamente la lettura.
Rita De Marco –
Fili Interrotti è un romanzo ispirato ad una storia vera.❤️ Anna Maria Deodato ha avuto la capacità di emozionare, di toccare il cuore. Leggendo le vicende del protagonista, si ha la sensazione di camminarvi accanto, di percepire le sue paure, le sue speranze e la sua voglia di vivere nonostante tutto.
Vicende scritte con estrema delicatezza ed è qui che si vede la bravura di uno scrittore.
Un libro rimasto nel mio cuore.
Ne consiglio la lettura.
Complimenti Anna Maria Deodato
Teresa Pagano –
Anna Maria Deodato è riuscita, con una narrazione accurata e fluida, a scrivere un romanzo in cui Giuseppe, il protagonista, ripercorre le fasi più significative della propria vita, riesaminando gli amori, le amicizie, gli sbagli che lo hanno accompagnato e portato a interrompere “fili “ esistenziali per sempre. La presenza di figure femminili è notevole :donne chiuse nel dolore e nella rassegnazione, nella divisione oppressiva tra donna di casa, sposa e madre e donna seduttrice, donne da non sposare, donne perdute, donne istruite, donne che lavorano fuori casa o casalinghe, una descrizione attenta e leggiadra del mondo femminile calabrese in un periodo di tempo che va dagli anni ‘70 ad oggi. L’autrice ci trasporta in un viaggio, a tratti onirico, in cui si visitano luoghi e si aprono squarci di vita vissuta che rimangono indelebili nel cuore e nella mente. Da leggere.
gaetanocatalani –
“Fili Interrotti” di Anna Maria Deodato è un romanzo costruito magistralmente in cui “i fili” hanno molti significati, ma soprattutto quello che il protagonista è costretto a superare per chiudere una lunga fase della sua vita e tentare di aprirne un nuovo. E’ un libro che parla d’amore, di passione per la vita assaporandola fino alla fine. Non solo: fra i temi c’è anche il coraggio, oltre alla volontà di realizzare i propri sogni anche quando vanno contro le avversità. In questo romanzo il protagonista diventa il simbolo dell’autodeterminazione e della forza di volontà. La prima parte è ambientata nei primi anni settanta che aprono una finestra su quegli anni vissuti dall’autrice tra i vicoli e le case secolari della Calabria. Poi ci sono le donne, che mi hanno riportato alla memoria le parole di Pavese nel ricordare ai suoi contemporanei come venivano considerate e trattate:<>. Il libro non parla solo di sacrificio e di sofferenza ma si riallaccia a tanti altri “fili interrotti” della vita; un racconto profondamente calabrese, non fosse altro che per la sua componente inestricabile di sogni e di speranze, di pacata accettazione e, a tratti, di allegria. E’ il primo romanzo della Deodato, vincitrice di innumerevoli premi nazionali e internazionali nel campo della poesia e dei racconti ma, con quest’opera, legittima la sua entrata nel campo della narrativa. Consiglio a tutti di leggerlo.
Domenico Infantino –
Con “Fili interrotti”, attraverso la vita del protagonista Giuseppe, Anna Maria Deodato ci conduce in un appasionante viaggio di introspezione psicologica nella società calabrese dagli anni cinquanta ai nostri giorni. Con prosa scorrevole e delicata si affrontano tutti i temi centrali della esistenza umana: la felicità, la famiglia, l’amore, la malattia, la fede. Ne consiglio vivamente la sua lettura. Domenico Infantino.
Ugo Mollica –
FILI INTERROTTI (A. M. Deodato)
Aperto a diverse interpretazioni sociologiche e a sorprendenti tipologie emotive, il romanzo muove da un tessuto descrittivo assai caro alla letteratura meridionalistica, che ha avuto il suo focus nel secondo novecento, ma che è ancora alquanto in voga, nella tipica ambientazione dei mali del nostro sud.
Un’esplorazione accurata, sostenuta visivamente da vigorosi flussi di memorie e da tenaci legami affettivi, che presenta realistiche angolature di quel piccolo, antico mondo, sempre desideroso di rompere le secolari, pesanti cortecce e di rigenerarsi, per riprendere finalmente il passo del tempo.
Il quadro iniziale è di una vita elementare e scarna, spesso aggrovigliata su corali liturgie di famiglia, ripetitive e rigorose, o tristemente desolate e in pietoso abbandono.
L’insieme è uno sciame sociale indeterminato, assolutamente privo di garanzie e di difese, con gli epigoni di una nobiltà insecchita in qualche vetusto palazzo, diventata la negazione di se stessa e quasi ignorata dall’irrompere di diverse gerarchie sociali.
Due fratelli dissimili, avviati su strade differenti, dei quali il meno provveduto andrà poi a connotarsi, come l’animatore di tutta la storia. Uno zio che diventa il regnante di famiglia, per spregiudicatezza ed egoismo e una madre, simbolo di tutte quelle madri, “ con i capelli raccolti a crocchia dietro la nuca, che si arrende ai dolori della vita, ma è forte di un amore indomabile per i figli, per i quali vincerebbe ogni insidia”.
Il paese rimane sullo sfondo, con le sue ragnatele di tradizioni, di zii, di parenti, con tante persone senza valore e tante altre persone cattive. Per molta parte esso esce dal narrato, rimanendo nei suoi affanni e nella sua precarietà, con le unghie immancabili della criminalità, pronte sempre a lucidare di fresco il Malnome della povera Calabria, non soltanto di quegli anni. Ombre terribili, che le società povere sono costrette ad indossare, come fardelli mortificanti, con cui a caro prezzo devono convivere, in aggiunta alle comuni altre disavventure della vita.
Il testo, di una lettura leggera e avvincente, qua e là impreziosita da frasi notevoli, di valore esteso, nel correre delle pagine vede crescere la figura di Giuseppe, io narrante meticoloso ed autorevole.
Il quadro descrittivo si apre ad un panorama di circostanze diverse, cariche di movimento e di intensità, con rapporti umani di tutt’altra natura: amicizie più o meno inquiete, amori familiari ed extra, viaggi esotici da benestanti, successi economici, incursioni nel mondo finanziario, con in agguato sempre tanto scorrere di incubi, di paure e di malattie.
Emergono campi descrittivi collaterali, soprattutto di economia e medicina, in cui l’autrice esibisce, oltre ad una corretta configurazione delle circostanze, una competenza specifica approfondita, con precisione di termini e di valutazioni.
Oltre le avventure di una vita intensa, complessivamente gratificante, il nostro Giuseppe, che avevamo conosciuto all’inizio con scarsa voglia di studiare, dopo aver conosciuto in buone dosi anche il successo, si scontra col suo vero, ultimo nemico, la malattia.
Con un abile gioco di introspezione, Giuseppe viene posto in condizione di giocare le carte della memoria, mettendo in fila passato e presente, cui dedica efficaci valutazioni, che vanno sempre a confluire sui dettagli clinici delle varie situazioni e sulle terribili insidie alle ragioni della salute.
Sullo schermo gigante dei pensieri Giuseppe ripensa e ritrova in lunga fila amicizie, affetti ed amori in un susseguirsi di piani contemplativi, intrisi di nostalgia e di rimpianto, per quanto poteva essere e non è stato.
La conclusione è un lungo processo di revisione della vita, in una specialissima aula di tribunale, in cui ha parola soltanto Giuseppe, che la utilizza per osservare, da un’altitudine soltanto a lui riservata e con una consapevolezza assoluta il limite estremo, che tutti noi incontreremo, peró a luci spente.
Non ci sono assolti o colpevoli, all’uscita da quel tribunale, ma soltanto un’inconsueta ed intelligente misura dell’autrice, per raccontare il gioco incantevole e i grovigli inafferrabili della vita.
Madrid, 10 gennaio 2023
Ugo Mollica (scrittore e critico letterario)
Lucia Dato –
Lucia Dato 14/02/2023 Il libro Fili interrotti di Annamaria Deodato mi è piaciuto tantissimo. È scritto con linguaggio coinvolgente che mi ha portata ha provare gli stessi sentimenti e le stesse emozioni di Giuseppe. Mi sono sentita felice,triste, arrabbiata,libera e appassionata nel percorrere I fili della vita piena di difficoltà ,problemi e incontri speciali di persone diverse che ci hanno lasciato chi più e chi meno segni indelebili di affetto tenerezza e amore.
Salvatore G. Cosentino –
Come in un lungo viaggio introspettivo, il libro “Fili interrotti” di Anna Maria Deodato, ci conduce nella parte più intima dell’anima. Attraverso il racconto, che ha come protagonista Giuseppe (voce narrante), ambientato nei vicoli di un paese della Calabria degli anni ‘70 del secolo passato, la scrittrice, con uno stile letterario semplice e chiaro, ci accompagna per mano nella sua vicenda umana intrisa di amore e di passione. Sebbene sia un tema ricorrente, nei lavori letterari meridionalisti, l’amore è decritto con una poetica sublime la cui trattazione profuma di romanticismo. Anna Maria, con la sua poetica narrativa, sa raccogliere le sfumature più recondite dell’anima di Giuseppe, come se incarnasse quella di ciascuno di noi che abbiamo vissuto quella particolare stagione dell’esistenza caratterizzata dalla speranza, dall’aspettativa di migliorare e profondere il meglio di noi stessi. Il romanzo è un inno all’amore nelle sue multiformi declinazioni ma, soprattutto, è una chiara conferma che la parte migliore della esistenza umana emerge ineluttabilmente dopo la sofferenza ed il dolore. Significativo è il titolo che ci rimanda ai legami sentimentali che, in un continuo alternarsi, quasi come le onde del mare, si costruiscono e si sciolgono dando alla vita quel sapore di mistero che, per questo,la rende affascinante e degna di essere vissuta. Ho molto apprezzato il libro di Anna Maria che mi riprometto di leggere con approfondimento ancora, e poi una volta ancora…
beatrice bumbaca –
I “Fili interrotti” sono metafora della nostra esistenza fragile e debole, in un continuo farsi e disfarsi come la tela di Penelope. Nella storia, narrata con sensibilità da Anna Maria Deodato, Giuseppe deve fare i conti con una malattia che non lascia scampo, interrompendo tutti i fili della sua vita, proprio come in una tela, dove ogni filo rappresenta qualcuno o qualcosa che lui ha incontrato durante il suo percorso. Il lettore viene coinvolto profondamente in un viaggio soprattutto interiore e nel finale, coincidente con la presa di coscienza di sé da parte del protagonista, ha chiaro che “viviamo con la fretta di vedere l’oltre senza sapere afferrare il mentre”, in una sorta di corsa a ostacoli della vita tanto affannosa quanto inconcludente. E’ necessario fermarsi, prima che sia troppo tardi, ad assaporare di tanto in tanto l’essenza delle cose, per sentirsi “docile fibra dell’Universo”.
Mariella Papandrea –
Ho letto il romanzo “ Fili interrotti” tutto d’un fiato, conquistata non solo da uno stile comunicativo accurato, delicato ed espressivo ma anche da un incedere dei fatti carico di particolari, capaci di arricchire la narrazione che diventa più significante, più vera.Giuseppe, il protagonista, emerge piano piano attraverso le pagine,mostrando via via la sua personalità, pervasa di umane fragilità, comuni a molti di noi,che raggiungono il punto culminante nel momento della vita in cui le parole non bastano più per esprimere l’inferno… pensieri intricati si mescolano alle emozioni più struggenti; ritorna “là” da dove è partito, perché è “là” che s’impara a sopravvivere…
Il dolore dell’anima è difficile da raccontare, ma qui l’autrice ci è riuscita con precisione e onestà fino a farlo diventare grumo, abisso.
mariagrazia sergi –
Ho appena letto “Fili Interrotti” e devo confessare che è stato una piacevole sorpresa! I personaggi sono ben sviluppati e mi sono ritrovata ad apprezzarli per la loro complessità ed autenticità. Lo stile di scrittura è fluido e il ritmo della narrazione è perfetto per mantenere alta l’attenzione del lettore fine all’epilogo della triste vicenda del protagonista, che colpisce per la sua incredibile voglia di vivere e per la lucidità con cui analizza i percorsi ed “i fili” che hanno caratterizzato la sua esistenza. Inoltre, ho apprezzato la capacità dell’autrice di descrivere con dovizia di particolari luoghi e persone che fanno da sfondo all’intera vicenda umana del protagonista, una capacità che trascina il lettore dentro la storia rendendolo spettatore immerso in una realtà che in fondo è comune a molti di noi, con tutti i suoi retaggi e le sue contraddizioni.
Consiglio vivamente questo libro a chiunque voglia leggere un romanzo coinvolgente, ben scritto e con un messaggio significativo!
Elvira Romeo –
Questo libro non lascia indifferente e arricchisce l’anima. Per questo lo apprezzo tantissimo. L’autrice, a mio avviso, ha avuto la capacità di farci entrare nei pensieri dei personaggi e comprenderne le emozioni. È occasione per mettere a confronto le nostre visioni con quelle altrui.
Sono descritti benissimo i sentimenti in cui ognuno si può riconoscere perché più o meno, direttamente o no, li ha vissuti.
giusygaglianoartista@libero.it –
Fili interrotti. La penna raffinata della scrittrice Anna Maria Deodato ci porta in punta di piedi dentro la storia di Giuseppe. La reale storia di un uomo, fatta di conquiste, delusioni e fallimenti che si intreccia con altre piccole storie dei personaggi che ruotano intorno alla figura del protagonista. È una storia che non certo finisce come vorremmo che finisse, tutti felici e contenti, ma ha un finale che ci invita a riflettere sul sentimento autentico, l’amore, che va oltre la vita. I fili sono interrotti, e non spezzati, il che fa intuire ad un ricongiungersi? Per chi ci crede, si! Questo non c’è scritto, ma il romanzo è come l’acqua limpida di un lago, leggi quello che è scritto in superficie però puoi vedere il fondale e guardare oltre… Oltre un immaginario che scava dentro l’anima di chi legge. Congratulazioni vivissime, Annamaria. Il fluire della tua bella penna ti porti verso altri romanzi. Ad majora semper!
Giusy Gaglianò
domenicasorrenti –
Sono la trentesima persona che scrive una recensione sul romanzo “Fili interrotti” di Anna Maria Deodato.
Ho letto quanto è già stato elaborato ed approvo in toto perché non potrei far altro che ripetere quanto è già stato scritto.
Leggendo con grande interesse, capitolo dopo capitolo, sono stata presa dalla descrizione che Anna Maria fa della vicenda umana di Giuseppe, un uomo che aveva “occhi di fuori e di dentro”, un uomo particolarmente sensibile che ha saputo osservare e analizzare l’entourage che lo circondava, in particolare le numerose figure femminili che in qualche modo hanno influenzato la sua vita e il suo carattere.
Giuseppe, nel fiore dei suoi anni, ritornando da un viaggio in India, scopre di essersi ammalato ed affronta la nuova e imprevista situazione grazie alla forza e al coraggio di Miriam, figura non certo di secondo piano, anche se l’autrice ci dice poco di lei.
Sorretto dall’amore della sua fedele compagna, rimasta al suo fianco con abnegazione e con coraggio, ha riscoperto la fede che lo ha introdotto in una dimensione diversa, non più vana e passeggera, ma eterna.
Questa scoperta ha permesso a Giuseppe di recuperare una nuova visione, di osservare il mondo con “occhi diversi” come il riuscire a vedere anche il fratello Matteo in un’altra dimensione, con comprensione, come non lo aveva mai visto prima.
Alla fine del suo percorso di vita, con questa visione rinnovata dagli “occhi nuovi”, Giuseppe canta l’amore, quell’amore sgorgato a fiotti dal suo cuore nell’ultima lettera che scrive alla sua amata Miriam, perché incapace di dirle il tutto a voce, per lasciarle una testimonianza e un imperituro ricordo.
Leggere il libro mi ha lasciato una profonda commozione per non dire che mi ha tirato su qualche lacrima.
Complessivamente ho ricevuto un senso di pace e ha confermato la mia visione, la vita non finisce con quel che vediamo con i nostri occhi, ma va oltre perché la vita dell’uomo è eterna.
La grandezza della scrittrice sta nel descrivere il mondo con gli occhi di Giuseppe, il sentire di un uomo, con un cuore non molto diverso dal cuore di una donna.
E allora, mi chiedo, perché questa contrapposizione tra uomo e donna?
Perché non essere collaboratori e complementari? Ci vorrà ancora molto tempo per comprendere una verità così semplice e così rivoluzionaria? Una rivoluzione dettata dall’amore per l’altro.
Grazie Anna Maria e at maiora semper.
Celestina Ielo –
Anna Maria Deodato in questo libro “Fili interrotti” riesce a catturare l’attenzione del lettore. La fluidità del Suo scrivere fa sì che si voglia immediatamente giungere all’ultima pagina che per quanto dolorosa possa essere, dà speranza. È l’Amore attorno a cui ruotano tutti gli infiniti sentimenti umani, che legati e sciolti da questi” fili interrotti”, ci proiettano in una nuova dimensione a noi sconosciuta, ma che ci appartiene quale condizione umana. Ciascuna persona incontrata durante l’esistenza di Giuseppe (il protagonista) ha in comune con molti di noi un pezzetto di vissuto. Tutti i lettori possono identificarsi ora in uno ora in un altro personaggio. Nel raccontare attraverso Giuseppe la condizione umana di tutti i personaggi menzionati non si può non contestualizzare il periodo storico in cui Giuseppe è vissuto e, soprattutto, il luogo d’origine. Tutti elementi ben descritti dall’ autrice che ci portano a comprendere come le persone sono spesso “condizionate” da fattori ambientali, familiari, economici e sociali. Quello che risulta centrale nei vari racconti di Anna Maria Deodato, secondo il mio parere, è il susseguirsi di momenti di vita che accomunano tutti noi. Come diceva Gian Battista Vico possono essere definiti “corsi e ricorsi storici”. Vivamente consigliata la lettura anche ad adolescenti. Le mie due figlie (10 e15 anni) lo hanno letto d’ un fiato!
Edda Passarelli –
Ho letto il libro Fili interrotti tutto d’un fiato grazie alla scrittura scorrevole, essenziale e senza fronzoli. Mi sono sentita dentro il racconto e attraversandolo ho assorbito gli stati d’animo e le emozioni dei personaggi che lo hanno animato. Ha rievocato in me ricordi antichi, alcuni lieti e gioiosi altri tristi e dolenti, portandomi a rileggerli con la maturità di oggi e meglio ricollocarli.
Daniela Rotino –
Ho conosciuto Anna Maria Deodato l’anno scorso a Vibo Valentia per il Maggio dei libri 2022, evento promosso dal Cepell (Centro per il libro e la lettura) per il quale aveva presentato il libro Le avventure di Balù, una favola per bambini. In qualità di assessore comunale alla cultura, di allora, lo avevo inserito nel programma di Vibo Capitale italiana del libro, di cui Vibo deteneva il titolo, e avevo coinvolto le scuole primarie della città, donando anche varie copie per le loro biblioteche scolastiche. Era stato un successo, gli alunni si erano mostrati entusiasti anche perché la presentazione era accompagnata da un simpatico videoclip.
Quest’anno mi ha proposto questo suo nuovo lavoro” Fili interrotti” che ho letto subito con piacere. Qui di seguito le mie impressioni.
Il romanzo è ambientato negli anni cinquanta e a seguire, in un imprecisato paesino della Calabria. Il narratore è lo stesso personaggio principale e quindi interno al testo. Accanto a Giuseppe, appaiono e scompaiono, riappaiono, come in un fenomeno carsico, vari personaggi, amici, familiari, nemici, tratteggiati con particolari molto attenti e minuziosi, delle storie nella storia, che fanno da corollario all’intero racconto perché il protagonista è lui, Giuseppe. La sua infanzia in un piccolo borgo, come tanti altri, in una famiglia piccola formata da padre, madre e due figli, Giuseppe e Matteo.
La vita del borgo scorre tra giochi per strada, incontri in piazza, centro di raccolta di tutti i paesani, fra suoni, rumori, lavori artigianali e il classico bicchiere di vino all’osteria o al bar. Ci si chiama per soprannomi, c’è il nobile del paese con il suo bel palazzo, la pazza del paese, la chiesa parrocchiale di Don Giacomo, ma anche le faide tra famiglie che finiscono, a volte, in tragedia. In genere però un piccolo borgo è quanto di bello la vita ci offre fatta di cose semplici e quotidiane “la nostra campana di vetro, sotto cui viviamo, che una volta infranta” ci mette davanti a nuove scelte e “a non essere più quelli di prima”. Il protagonista solo alla fine impara a dare più valore a persone e cose e a ricordare quei momenti. I borghi, una volta, sviluppavano un autentico senso di comunità e di appartenenza, oggi persi nelle città sempre più disumanizzate. In Italia ci sono tantissimi piccoli borghi. Hanno vantaggi grandissimi dal punto di vista della qualità della vita, della relazione con la natura, meno stress, meno spese. Oggi vengono rivalutati ma credo più per finalità turistico-culturali perché si è perso, purtroppo, quello spirito semplice che li alimentava.
La vita di Giuseppe scorre in questo contesto ma cambia bruscamente quando la famiglia deve affrontare il dolore inaspettato della perdita del capofamiglia, Antonio, e si vede costretta a dipendere e poi a convivere con lo zio Mimì un uomo non facile, burbero e spilorcio che tra l’altro tradirà anche la moglie. Giuseppe, appena potrà, andrà via dal borgo dove ritornerà solo alla fine.
In questo romanzo, attraverso il protagonista, Anna Maria rappresenta il vissuto di ciascuno di noi, la realtà così com’è, direbbe Giovanni Verga. C’è l’amore in tutte le sue sfaccettature, la gelosia (zia Mimma), il tradimento (Matteo e zio Mimì) e il perdono, l’amicizia vera (Saverio) e falsa (Dino e Adolfo), l’astuzia, la diffidenza, la famiglia, l’inclusione, la fede, la figura materna, la donna forte, succube, rassegnata, fedele, lo stalking (ex fidanzato di Miriam), il volontariato (la madre di Miriam). Ma i sentimenti più forti sono l’amore e l’amicizia. L’autrice scrive che l’amore è una passione incontrollabile che induce a comportamenti che spesso avranno conseguenze anche per i protagonisti di questa storia. Anche l’amicizia è un sentimento importante per Giuseppe “l’amicizia è un rapporto umano che alimenta la ricchezza interiore dando valore alla vita”. Alcuni amici saranno sinceri, altri falsi e interessati che lo tradiranno, come accade nella vita reale.
Della madre il protagonista racconta “Isabella, mia madre, non era una donna particolarmente brillante, ma era tenace ed è stata una buona mamma. Guardava alla vita con la disillusione che nasce dalla tanta sofferenza e dai sacrifici.” Una donna rassegnata che accetta, dopo la morte del marito, di dedicarsi solo ai figli, rifiuta di risposarsi e fa quasi da badante al fratello Mimì, ospitandolo anche in casa quando gli muore la moglie. Una donna che non si ribella e accetta ineluttabilmente il suo destino di vedova rispecchiando la mentalità della donna calabrese di quegli anni soprattutto nei piccoli paesini.
Il romanzo però ad un certo punto ha una cesura, quando Giuseppe apprende di essere malato, si avvicina alla Fede con l’aiuto di Don Michele e trova una vera compagna che poi sposerà. Anche se la vita sembra scorrere ancora come prima fra errori, viaggi e amori che lo aiuteranno a combattere e affrontare la malattia con forza, la realtà mette Giuseppe poi su un altro binario, il tracollo finanziario, l’aver coinvolto amici e parenti lo fanno cadere in depressione, anche le difese immunitarie si abbassano e il tumore torna più aggressivo di prima mentre lo spazio narrato si sposta in Ospedale con storie drammatiche che lui stesso vive e condivide con gli altri ammalati come il suo compagno di stanza, Luca.
Il capitolo finale intitolato “l’ultima estate” mi ha ricordato il dramma di Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca” in cui il protagonista, aggredito da tumore terminale, si attacca a cose apparentemente insignificanti per gli altri, come osservare i commessi di un negozio di stoffe mentre chiudono i pacchetti con la merce dentro. Giuseppe va a vedere casa sua, pur non avendone le chiavi per entrare, e sta lì fissarla attaccandosi a quelle mura e ai suoi ricordi, vuole riassaporare la vita ogni attimo, ogni minuto, riavvolgendo il film della sua vita, mentre la moglie Miriam e la suocera Gina si attaccano alle preghiere negoziando con Dio la sua guarigione.
C’è un bellissimo film uscito nel 2022 che affronta questo tema,” Living”; il protagonista, un tipico burocrate, si accorge ‘di non aver vissuto’ quando gli viene diagnosticato un male incurabile e si comporta come un personaggio pirandelliano per il resto dei giorni che gli rimangono da vivere. Anche nella mente di Giuseppe si affollano mille pensieri, sogni, emozioni, narrati da Anna Maria con dei passaggi molto intensi. Da brava narratrice è riuscita a immedesimarsi nella mente di un uomo, a scandagliarne l’animo, forse ispirata da un fatto vissuto.
Barbara Alberti nella prefazione scrive ” A volte i sentimenti, le emozioni, i sogni che affollano la nostra mente non si riescono ad esprimere. Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te e un libro ci può così accompagnare sempre”. Diventiamo tutti dei personaggi in cerca d’autore. Anna Maria ci racconta il nostro vissuto, le nostre incertezze, i dubbi, gli errori e ci fa capire che, a volte, la nostra storia personale è fatta di se e di ma, infatti nell’incipit del suo romanzo fa dire a Giuseppe ” A volte mi domando come sarebbe stata la mia vita se papà non fosse morto così giovane. Avrei scelto le strade che ho percorso? Lui sarebbe stato un buon padre? Ed io? Sarei stato un buon figlio? Non mi è dato sapere cosa sarebbe avvenuto, la mia esistenza è stata solo un passaggio ma credo che ritornerò per altri sentieri”. Quest’ultimo un passaggio sibillino. Cosa ha voluto intendere con queste ultime parole l’autrice? Al lettore la risposta.
Daniela Rotino
Angela Mancini –
Ho letto tutto d’un fiato “Fili interrotti” perché trascinata dalle vicende di una vita, quella di Giuseppe, che potrebbe essere la vita di ognuno di noi, fatta di incontri, delusioni, circostanze che a volte appagano e a volte creano sensazioni di impotenza, di prigione, di rifiuto.
Ho sentito comunque il bisogno di rileggere alcune pagine perché, estrapolate dal contesto del romanzo, rappresentano di per sé affreschi di vita collettiva e corale con personaggi tipici delle nostre comunità negli anni cinquanta/sessanta. Lo zio che si comporta da padre padrone, l’amico problematico, la madre silenziosa che porta con dignità i segni del dolore e del sacrificio, la donna consolatrice che ama e che anche nei momenti più cupi riesce a dare conforto e sostegno.
E poi c’è Maria, la pazza del paese. La vedi, “allampanata”, camminare lentamente tra le vie del borgo con il suo fardello di dolore tra gente che la commisera ma non l’aiuta perché timorosa di un “dolore contagioso”. In lei, nel suo incedere ondeggiante e incurante di tutto ciò che ha intorno, c’è tutta la sofferenza di chi, uomo o donna che sia, ha smesso di combattere, si è piegato al dolore e ha incurvato le spalle perché ormai niente ha più senso. E’ debole, ormai vinta, vittima tra le vittime di un destino e di un’indifferenza che lacerano e uccidono lentamente, giorno dopo giorno. La scrittrice sapientemente ne sottende la rabbia che uccide, una rabbia antica che diventa trasversale e che ci fa meditare su ciò che può essere la vita di ognuno di noi quando, nel momento del bisogno e della sofferenza, la solitudine e il silenzio diventano gli unici compagni anche in mezzo alla folla sempre più rumorosa e assordante.
Consiglio la lettura di “Fili interrotti” a chi ama riflettere sul mondo che lo circonda lasciandosi avvolgere da sensazioni e profumi di un tempo lontano. Le passioni, le gioie e i dolori sono protagonisti con Giuseppe di una storia collettiva il cui senso supera le barriere del tempo e tocca i cuori di ognuno di noi.
Lilli Sgro –
Questo libro è un amico con cui passare momenti di riflessione, di immedesimazione, di comprensione, di commozione … insomma un vero amico! E come succede quando stai con una persona che ti fa stare bene, il tempo di lettura passa in un fiato e vorresti che durasse di più perché le storie sono create come colorati e precisi pezzi di un grande puzzle di cui comprendi il senso profondo quando hai la visione globale. Allora comprendi le rete di fili che man mano si intrecciano nell’esistenza e tutto prende significato. Anna Deodato si conferma ottima autrice, sensibile e raffinata. Libro da leggere e scegliere come compagno di viaggio. Lilli Sgrò
amaliadimare –
FRATTURA E RIPARAZIONE
(note su Fili interrotti di Anna Maria Deodato, Gruppo Albatros Il Filo, 2022)
I fili narrativi di questo affascinante romanzo si intrecciano su più dimensioni della vita di Giuseppe, il protagonista, tutte incentrate sulle relazioni: quelle intersoggettive reali (con l’amico Luigi, con le donne, con l’ambiente sociale); quelle basate su presenze fantasmatiche dal sapore archetipico (il padre); ma anche quelle costituite dal dialogo interiore con un Sé frammentato e sofferente.
La separazione forzata da Luigi, l’amico d’infanzia, è la scoperta, traumatica e inattesa, della forza di un contesto sociale che travolge gli affetti più puri e naturali; è l’impatto con la violenza di un mondo troppo vincolato all’apparenza e alle regole di una morale chiusa e insensibile; è la frattura che condiziona una intera vita e che conduce Giuseppe a ripetere, quasi coattivamente, il trauma nelle relazioni continuamente interrotte con le donne.
Questa condizione di “interruzione strutturale”, con la quale Giuseppe deve prematuramente fare i conti, è resa più dolorosa dall’assenza del padre, dalla mancanza di una figura capace di contribuire a elaborare il lutto. Nello stesso tempo, il padre conosciuto solo attraverso i racconti della madre viene “segretamente invocato” dal suo “Io bambino” e così, in qualche modo misterioso e inconsapevole, richiamato in vita da Giuseppe; la sua figura – mancante anche sul piano sensoriale (“non conoscevo nemmeno l’odore”) – si presentifica “nitida e vera” nel sogno; in qualche modo quell’esperienza onirica gli offre un aiuto, ricostituisce una relazione quasi non vissuta, contribuisce a riparare la frattura.
Giuseppe elabora, forse senza esserne pienamente consapevole, una propria tecnica di auto-guarigione, quella del dialogo interiore. Si rifugia e trova una nuova sicurezza nel “rimanere accovacciato” nel fondo di se stesso; in questo stato di rêverie cerca la sua essenza più autentica (“precipitavo negli anfratti del mio essere e, più scendevo in basso, più mi avvicinavo a me”).
Perfino nella malattia Giuseppe cerca una via d’uscita attraverso la relazione con Miriam, che sente quasi come un tramite per una sopravvivenza ultraterrena. Nella sua lettera alla donna egli esprime il suo desiderio di continuare a vivere attraverso di lei, di essere “tra quelle stelle” da lei ammirate o “in una goccia di pioggia che accarezza lievemente” il suo viso, le chiede di vivere ed essere felice anche per lui.
Ma allora il romanzo ci offre anche la storia della ricerca di ricomporre quei fili interrotti; forse lo stesso titolo può essere letto in una chiave che va oltre le parole, ribaltandone il senso. I fili interrotti in realtà sono fili che si snodano da un groviglio solo apparentemente inestricabile; si ritrovano, si disperdono nuovamente e poi si ricongiungono nella complessità di una vita che viene offerta al lettore come un affresco esistenziale nel quale le tonalità affettive sono dominanti, le vicende vissute hanno sempre una risonanza interiore ricca e sfaccettata, le relazioni sono uno specchio dell’anima individuale e collettiva.
In questo senso, “Fili interrotti” è una metafora senza tempo della condizione umana, nella quale il malessere e la ricerca di una compostezza interiore si fondono in un quadro nel quale la fede e la speranza, pur se messe a dura prova, non vengono mai schiacciate o private della loro forza vitale. Alla fine, il sentimento che Anna Maria Deodato fa nascere nel lettore che si cali senza riserve nelle pagine del romanzo è che ogni filo interrotto di ogni esistenza può trovare una sua ricomposizione, magari solo ideale, nelle relazioni con gli altri; se sono le relazioni che provocano una frattura, sono le stesse relazioni che possono sanarla.
In Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, perché un vaso rotto può divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine. La tecnica di riparare gli oggetti in ceramica, si chiama kintsugi, che significa: “kin” (oro) e “tsugi” (riunire, riparare, ricongiungere), letteralmente, “riparare con l’oro”.
La vita di Giuseppe sembra essere la storia di una riparazione; l’oro che serve per ricongiungere i frammenti della nostra esistenza possiamo trovarlo nelle relazioni, con gli altri e con noi stessi.
Amalia Di Mare
Giovinazzo Antonella –
“Fili interrotti”. Vite e vicissitudini di una rassegna di personaggi appartenuti al mondo e al tempo, che si susseguono senza sosta, né preavviso. E, rigo dopo rigo, ancorché avidi di abbrancare ai travagli personali dell’uno, il narrante, grazie all’abilità dell’autrice di penna, con cura e leggerezza ci catapulta nelle cose dell’altro.
Essi, tutti, rappresentano l’umanità variegata del passato e del presente, in cui, presumibilmente, si innesta il domani. Ogni personaggio riporta alla nostra memoria un suo simile; conosciuto o trasmesso. Benché siano innumerevoli le presenze animate dall’inchiostro e benché le storie siano avulse da profondi sconvolgimenti, poiché la vita ci ha insegnato ad impregnarci di qualsiasi reale circostanza, il narrante cattura costantemente l’interesse del lettore e dapprima, partecipa agli eventi con singolare sensibilità femminea; dopo con toni quasi cronistici.
Tra il prima e il dopo il narrante sarà trascinato in un’importante storia amorosa con Amalia, che rappresenta lo spartiacque tra la sua adolescenza e l’affiorata mascolina maturità. Seguiterà poi, a raccontare e a raccontarsi. Fino alla fine. Fino a quando, il suo animo sensibile riemergerà per affidare alle parole di una lettera, il malinconico distacco dalla vita e dal suo ultimo, unico e immenso amore.
Noi siamo quelli di prima, del dopo e del domani! La scrittrice ha lasciato al narrante il compito di fotografare la vita.
Antonella Giovinazzo
Maria Concetta Crocitti –
Anna Maria in questo racconto “galeotto”, per chi ha vissuto i suoi luoghi e i suoi tempi , coinvolge in un tumulto di sentimenti ed emozioni, magistralmente elaborati dalla sua penna. Alcune vicende, troppo dolorose, sono esternate con delicatezza ,danno l’ idea di un travaglio interiore che solo la maturita da la forza di esprimere, attraverso una fine narrazione . Fili interrotti, è scrigno di vicende umane , di amicizie,affetti, esperienze , emozioni che fanno riflettere su quanto sia difficile gestirli con equilibrio nell’ arco dell’ esistenza
A.Marina Amendola –
La scrittrice Deodato riesce con molta naturalezza nella difficile opera di farci vivere l’esperienza del protagonista come fosse una nostra esperienza. Tale è la sua capacità di creare con il lettore un rapporto simbiotico che tutto ciò che viene narrato appare di una chiarezza sbalorditiva. Ma ciò che più colpisce è la Sua capacità di descrivere i diversi momenti della vita, quel passare con disinvoltura dalla gioia al dolore dalla tristezza alla speranza . La battaglia contro la malattia del protagonista rappresenta poi il momento clou dell’opera soprattutto per come viene vissuta dal protagonista in quella commistione fatta di dolore, rassegnazione e coraggio che ci fa comprendere di quale forza interiore l’uomo sia dotato rendendolo capace di affrontare anche i momenti più tristi nella speranza che tutto cambi. L’accuratezza poi con la quale la scrittrice descrive gli ambienti è sbalorditiva riesce a calarci in quelle piazze, in quelle strade che noi sentiamo come luoghi a noi familiari. Fili interrotti è dunque un libro da leggere tutto d’un fiato proprio perché l’autrice con grande abilità crea nel lettore la curiosità di conoscere l’evolversi del narrato ma soprattutto perché riesce ad indurci a pensare e comprendere le mille sfaccettature dell’animo umano. Le ultime pagine sono poi struggenti per la loro fredda ma accuratissima descrizione di come Giuseppe in un misto di paura e di speranza si accosta alla morte qualcosa che fa paura ma che ad un certo punto appare come inevitabile liberatoria di una vita che non poteva più essere vissuta.
giuseppe.anastasi –
Si percepisce facilmente, in questo romanzo di Annamaria Deodato “Fili interrotti”, la vita vera, senza colpi di scena o intrighi improbabili. Il narrato è introspettivo, tuttavia scevro da inutili appesantimenti, così come i personaggi ben delineati, che intrecciano le proprie esistenze con quelle del protagonista, in un flusso organico di brevi flashback esplicativi, ma essenziali al tempo stesso; una lettura scorrevole, ben strutturata e che porta il lettore a compenetrarsi e interrogarsi sui quesiti esistenziali, quanto sulle tematiche sociali affrontate. Un libro che sinceramente mi sento di consigliare. Giuseppe Anastasi