Le vicende personali di Remo, giovane reduce dalla trincea che s’innamora di Lucia e progetta una casa, una famiglia, un futuro, s’intrecciano e si fondono con la storia di Ferrara e più in generale dell’Italia negli anni che succedono il primo conflitto mondiale e che vedono protagonisti giovani ventenni che combattono per il bene della loro Patria. Sono fatti realmente accaduti “… anni segnati da agguati, lotte, scioperi, attentati perpetrati in ugual misura dalla sinistra e dai giovani fascisti.” La storia di Remo diventa così l’emblema, la storia di tutti, di un’Italia in guerra e in fermento che tenta di plasmare un futuro migliore.
Giampietro Manzalini, nato nel 1954 da Benito e Lidia Bottoni, frequenta gli ambienti scolastici clericali fino ai nove anni. Inserito nelle scuole statali, risulta costantemente il peggiore della classe, con molte insufficienze e il rischio di essere bocciato. L’amor proprio e lo spirito di rivincita soprattutto verso se stesso lo ha coinvolto, nei dieci anni successivi, nella rincorsa verso l’apprendimento. Si è laureato in ingegneria meccanica nel 1981. Per alcuni anni progetta macchine automatiche a Bologna, successivamente si dedica all’insegnamento poi nel 1984 intraprende l’attività familiare di mediatore di fondi rustici, di cui il capostipite fu nonno Giovanni nel 1924.
Questo libro vorrebbe riportare dall’oblio gli eventi che hanno coinvolto Ferrara e l’Italia fra il 1918 ed il 1922. La più grande dote che ha è la forza di volontà che gli ha permesso di raggiungere tutti gli obiettivi prefissati; il suo più grande difetto: avere un ego molto grande.
Oggi ha 66 anni e lo scopo che si prefigge è di lasciare un segno: lasciare ai suoi figli anche qualcosa di incompiuto, tale che, qualora lo riconoscano come persona retta e capace, facciano loro il suo pensiero e lo diffondano, come fece lui con i suoi.
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