L’intensa introspezione presente in Dilettanti di Giovanni Pupillo appare viva e profonda, e offre uno sguardo sincero sulla vita dei protagonisti, ciascuno alla ricerca di risposte e significati. La riflessione dell’Autore si svolge come un flusso di pensieri, invitando il lettore a immedesimarsi nelle incertezze e nelle aspirazioni di un individuo che si sente intrappolato in un limbo esistenziale. La ripetizione di domande, come “Cos’è che non capisco?” e “Qual è il posto migliore per quelli come me?”, mette in luce un conflitto interiore che riecheggia in molti di noi: la ricerca di un’identità e di un senso di appartenenza. La caratterizzazione dei numerosi personaggi femminili simboleggia una connessione desiderata ma irraggiungibile, conferendo ulteriore profondità alla riflessione individuale.
Uomini come Max, Francesco, Gianni, Jean, Paolo e Mauro si potrebbero considerare veri dilettanti nei confronti delle macchinazioni femminili: vagheggiano esistenze semplici e desiderano inserirle all’interno di un meccanismo familiare solido e genuino. Tuttavia, spesso superano la linea di demarcazione che divide il sogno dalla realtà.
Sono numerosi i dettagli che rimandano alla complessità e alla difficoltà di stabilirsi in una relazione di coppia. Ogni singola esperienza è descritta con un linguaggio evocativo, seppur lineare, trasmettendo il desiderio di realizzare ambizioni apparentemente modeste.
Nato ad Altamura il 23 luglio 1992, fin da piccolo dimostra un grande interesse per il cinema. Ama vagabondare tra le botteghe, ascoltando le storie di calzolai e falegnami, che spesso diventano personaggi della sua immaginazione, come nei film. Durante l’adolescenza svolge vari lavori, tra cui operaio e altre mansioni di riparazione domestica. È in questo periodo che inizia a scrivere le sue storie. Si diploma all’Istituto Tecnico Commerciale di Altamura e poi lavora come barista. A un certo punto, sente la forte esigenza di studiare cinema, così lascia il paese e si trasferisce a Roma, dove vive da sei anni, per iscriversi al Dams. Qui inizia a lavorare nel settore delle produzioni cinematografiche. A Roma rispolvera i suoi scritti, elaborandoli come se fossero piccoli film in super 8. Modifica molti aspetti, cercando di trasformare i personaggi in persone reali, insistendo sull’importanza di scrivere con onestà e senza trucchi. Punta a uno stile leggero e nostalgico, oscillando tra l’inconsolabile durezza della realtà e l’inadeguatezza delle persone nel fronteggiarla. La sua scrittura riflette una spensieratezza intrisa di atmosfere sognanti, rappresentando fanciulli cresciuti, delusi ma ancora speranzosi in qualcosa di buono.
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