“Eravamo un gruppo di amici: Linda, Alessandro che si drogava e io non lo sapevo, Lisa, Fabrizio, Emma io. A Emma, detta “la secchiona” il futuro avrebbe riservato tante soddisfazioni, fra cui parlare correntemente tre lingue e vivere per molti anni in America. Negli anni ’60-’70, il caso volle che i destini di noi sei si incrociassero: trascorremmo infatti l’adolescenza e la giovinezza insieme, in un quartiere della periferia sud di Torino. Era incredibile quante cose avessimo in comune! Leggevamo gli stessi libri Le tigri di Mompracem, di Salgari; Zanna Bianca, di London; La bella estate, di Cesare Pavese; La Metamorfosi, di Kafka; i racconti di Hemingway e Cechov —, compravamo gli stessi dischi De André, The Beatles, Guccini -, ci piacevano gli stessi gusti di gelato e andavamo qualche volta al cinema a vedere gli stessi film. Il loro ricordo non mi ha mai abbandonato! È come una raccolta di diapositive che ogni tanto proietto sulla parete della mia camera e di cui mi piace andare a rileggere le didascalie scritte a lato di ogni immagine. Fra le varie diapositive, ve ne sono alcune in cui s’intravedono appena i volti dei membri della mia famiglia d’origine; essendo molto ben defilati si scorgono con difficoltà, in altre non ci sono affatto, ma se ne percepisce la presenza. È una famiglia d’emigranti. Una come tante”
Basilio Romano è nato nel lontano 1953 in un paesino immerso nelle serre della Calabria centrale. Si diploma all’ITIS “Amedeo Avogadro” e intraprende varie esperienze lavorative. Raggiunta l’età della pensione, ha voluto utilizzare molto del suo tempo libero per esporre il suo convincimento riguardante l’erroneità del punto di vista generalizzato (luogo comune) che relega i residenti delle periferie delle grandi città italiane, ma direbbe di tutto il mondo, fra le persone poco raccomandabili e, quindi, possibilmente da evitare. È vero, fra quelle persone è possibile trovarci il ladro o il delinquente, ma ciò è riscontrabile in qualunque altra zona delle stesse città. Ripercorrendo, dopo molti anni, le identiche strade di quando era adolescente, a Basilio è parso di rivedere i volti degli amici che con lui hanno trascorso l’adolescenza nei casermoni prefabbricati della periferia torinese. Strano, ma la gran parte di essi era ed è rimasta gente “perbene!”.
Diapositive con didascalia è la sua prima pubblicazione. Chi diceva “Non è mai troppo tardi”?
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