Sanscrito: “ornamento espressivo” della poesia
Descrivere l’amore è un compito molto complesso. Per farlo, abbiamo a disposizione una moltitudine di opzioni che ci consentono di esprimere quello che è, a nostro avviso, tale sentimento. Ciò che sembra arduo è, forse, trovare una definizione che sintetizzi la miriade di sfumature dell’amore mettendo però da parte l’egocentrismo. Questa soluzione si può riscontrare nell’immenso e intenso lavoro in versi di Maria Domenica Antonini. L’impressione che si ha nel leggere Alaṃkāra è che l’autrice abbia trovato una sua linea personale per cantare l’amore attraverso un rimescolamento del suo involucro emotivo per riprodurlo in parole dal sapore universale e arrivare allo sguardo interpretativo di un pubblico eterogeneo di lettori.
Maria Domenica Antonini è nata a Sora il 17 maggio 1948. Ha conseguito la laurea in Pedagogia con indirizzo filosofico all’università di Roma il 28 novembre 1975 e la laurea in teologia all’istituto teologico “San Tommaso d’Aquino” di Sora (FR) nel 1970. Ha svolto la professione di Dirigente scolastico a partire dal 1979, dopo aver superato il concorso nazionale svoltosi a Roma. Ha svolto l’attività lavorativa in Lombardia fino al 2008, anno in cui è andata in pensione. Ha inoltre ricoperto incarichi di referente CESES (Centro europeo sistemi educativi scolastici) a livello lombardo per la formazione dei dirigenti con visite guidate in Germania, Danimarca, Olanda e Cecoslovacchia, e collaboratrice con l’università di Bologna per l’insegnamento della matematica (con il professore Bruno D’Amore) per la formazione dei docenti di matematica sulla didattica attraverso la sperimentazione.
La sua passione è la linguistica storica, che studia da 38 anni, con una particolare attenzione per l’ebraico antico.
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