Il 22 febbraio del 1803, sulla costa est del Giappone, approda una strana imbarcazione: ha forma sferica, la parte superiore è di un rosso sgargiante, mentre quella inferiore è fatta di metallo. Ancora più bizzarra è la sua unica occupante: una donna straniera dai fluenti capelli rossi. A quel tempo il Giappone, sotto l’egemonia dei Tokugawa, è però un Paese chiuso: la donna viene presto allontanata e la storia del suo arrivo si perde nel tempo fino a diventare leggenda.
Bergamo, 2019. È un sabato pomeriggio qualunque e Gabriele sta lavorando allo sviluppo di un videogioco: è impiegato in una grande multinazionale del campo dell’automotive, ma il tempo libero lo dedica ad altri progetti. Proprio quando sta cercando di ritrovare la concentrazione, gli arriva un messaggio: è Luna, la donna che ha amato nei tre anni in cui è stato in Giappone, e che forse non ha mai smesso di amare. Non ha neanche modo di perdersi nei ricordi, che Luna gli chiede aiuto per risolvere un enigma in cui si è imbattuta durante le sue ricerche per la tesi: nel museo di Ibaraki, tra documenti del XVIII secolo, ha trovato una bandiera italiana. “Impossibile” pensa subito Luna; “impossibile” è ciò dice Gabriele. Eppure…
Davanti a loro si presenta un mistero vecchio di due secoli, immerso tra battaglie napoleoniche, intrighi politici e straordinarie scoperte scientifiche; una storia che si snoda tra Italia e Giappone, sulle cui tracce, però, non sono gli unici.
Antonio Mori è un ingegnere italiano con una lunga esperienza di lavoro internazionale. Ha trascorso quattro anni in Giappone, vivendo un equilibrio unico tra la prospettiva dell’espatriato e l’immersione nella cultura locale. Oggi vive in Italia con sua moglie giapponese e i loro due figli, mantenendo un legame speciale con entrambe le culture.
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