Il saggio del professor Sergio Spadoni esplora uno degli istinti più complessi e primordiali dell’essere umano: l’aggressività. L’autore ci conduce attraverso un’analisi approfondita delle radici di questo impulso, risalendo all’uomo primitivo e al suo bisogno di difendersi dalle minacce, per interrogarsi sul ruolo che tale spinta emotiva riveste nel mondo moderno. In una società che, attraverso la tecnologia, ha sviluppato strumenti di devastazione di massa, l’aggressività stessa rischia di condurre all’umana autodistruzione.
Il saggio riflette su come frustrazione e repressione possano accendere comportamenti demolitori, evidenziando l’incapacità della moderna organizzazione sociale di neutralizzare queste tendenze arcaiche. Attraverso riferimenti a Freud, Erikson, Spitz e altri, l’autore analizza i meccanismi psicologici alla base dell’aggressività e la sua inesorabile presenza nella vita umana, ma nella sua opera trova spazio anche una riflessione più poetica e filosofica, che coinvolge la meditazione sulle visioni di Pascal e Leopardi, portando il lettore a domandarsi se forse ci sia speranza di evitare la catastrofe.
Il saggio di Sergio Spadoni non è soltanto il risultato di uno studio scientifico, ma è anche un appello a considerare le illusioni del cuore come potenziale antidoto alla fredda logica distruttiva della nostra epoca.
Sergio Spadoni è nato nel 1949 a Fiume, città allora jugoslava e oggi appartenente alla Croazia, da una famiglia italiana residente nella città da molte generazioni. Si è trasferito come profugo giuliano in Italia nel dicembre del 1956. Ha trascorso gli anni della fanciullezza e della prima adolescenza in vari campi profughi e passando da un collegio all’altro. Si è trasferito definitivamente a Milano dove si è diplomato presso l’Istituto Magistrale Virgilio e in seguito laureato all’Università Cattolica in Pedagogia. Ha insegnato in vari ordini di scuole dalle primarie alle superiori come docente di letteratura italiana, storia e discipline socio-psicopedagogiche; tuttora collabora con centri studi. Ha scritto questo saggio per smentire l’opinione corrente che i ragazzi siano in gran parte maleducati, fannulloni e bulli, ma al contrario spesso sono studenti diligenti e impegnati, anche se talvolta fragili e, come scrive nella prefazione, trattati specialmente nella componente femminile, con un eccesso di severità.
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