Facendo perno sulla sua esperienza trentennale come psicoterapeuta, l’autrice tratta il tema delicato e quanto mai complesso dell’anoressia, intesa non solo come rifiuto del cibo, bensì come rifiuto di sé, e, dunque, rifiuto della vita stessa.
Nel saggio Quel meglio che uccide sono raccolti studi, analisi e osservazioni ma anche testimonianze dirette di pazienti che hanno affrontato il male dell’anoressia e del disturbo alimentare e che sono riusciti a sconfiggerlo: c’è, quindi, una possibilità, esiste una via che porta alla guarigione e che passa attraverso l’incontro, la creazione di una relazione e l’accettazione delle proprie e delle altrui fragilità.
Alle spalle di Adele Farace, salernitana, neurologo e psicoterapeuta, ci sono quasi 30 anni di attività nel campo della salute mentale. Dopo la formazione in psicoterapia integrata, ha collaborato per vari anni con la sipi (Società italiana di psicoterapia integrata) di Napoli, come didatta e supervisore.
È coautrice con G. Ariano nel 2010 del volume Il test della figura umana e della famiglia (sipi ed.).
Attualmente presiede la Cooperativa Sociale Agape che opera a Salerno con le sue strutture psicoriabilitative in cui, a livelli diversi di intensità, si applica il modello fenomenologico-esistenziale di cura in salute mentale.
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