Sono anime sbriciolate quelle di Ethan, Arthur, Grace, Olivia e altri. Il rischio di disperdersi è costante, in bilico sul filo del rasoio percorrono la loro giovanissima esistenza condividendo la loro fragilità con il resto del mondo. Chiusi in un involucro trasparente, guardano vivere e si lasciano andare, diventando prede di anime nere che sempre più li tirano giù verso gli abissi più profondi della psiche. Sono gli adolescenti post Covid, quelli che più di tutti hanno pagato le spese di una segregazione forzata, quelli che in solitudine hanno dato spazio ai loro fantasmi.
Può a soli sedici anni una ragazza avere una tale profondità d’animo da impiantare una storia di questa portata? Il giallo che ci propone è in parte su base biografica; qui, mette in scena sé stessa, e ogni personaggio la rappresenta.
Ambientato in una piccola cittadina americana, la popolazione rimane sconvolta dai frequenti omicidi che imperversano e sembra che non vogliano finire. Ogni cadavere è accompagnato da un biglietto in cui si spiegano le motivazioni della sua soppressione; per mano del Giudice, vari personaggi, in vista e non, perderanno la vita in nome di quella giustizia tanto anelata.
Il gruppo di ragazzi che si riunisce nella palazzina grigia della piccola cittadina è formato da elementi problematici; ognuno con il proprio dolore, sarà la loro psicologa a offrire il sostegno di cui hanno bisogno.
Il Giudice di V. Tonarelli, dedicato a chi si è perso ma che poi si è ritrovato.
Sono una ragazza di sedici anni che vive in una piccola città in Toscana, posso definire quella che è stata per ora la mia adolescenza come un “total mess” se vogliamo dirla all’inglese. Alle medie sono stata vittima di bullismo, io l’ho sempre considerato tale, ma nessuno lo ha mai davvero capito. In prima superiore ho iniziato a soffrire di depressione associata all’anoressia, e conseguentemente si sono aggiunti la paura del Covid, e il terrore di tutto e di tutti… Tante cose, tante emozioni come queste non le puoi spiegare, se vuoi provare a farle capire ad un’altra persona devi scriverle, se vuoi capire quello che provi devi scrivere; così mentre ero in ospedale tenevo un diario di tutto quello che provavo e piano piano è tornata la passione per la scrittura che avevo abbandonato. A dicembre del 2021 ho avuto un flash, un’idea per un libro dove potermi rifugiare, dove poter esprimere quella valanga di paure e di personalità diverse nella mia testa. Ho iniziato a scrivere e più il tempo passava più la storia mi prendeva e dopo diversi mesi di fatica le ultime parole sono state scritte… Non credo nemmeno io di aver scritto un romanzo e soprattutto che di averlo portato a termine; ho scritto un libro nel quale esprimo tutta me stessa, dove affronto i problemi giovanili e in cui cerco di aiutare tutti quelli che si sentono a disagio in questo mondo, proprio come me.
V.
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