Il racconto di una donna del Sud Italia che osserva il passato con lo sguardo critico del presente è al centro dell’autobiografia di Antonella Izzo. Analizzando le tappe principali della sua esistenza, l’autrice ripercorre l’adolescenza non semplice che l’ha costretta a diventare adulta in fretta, accelerando la naturale maturazione che ogni giovane di quell’età si trova a fronteggiare per diventare in seguito donna e madre. Tutto questo mantenendo sempre intatti il desiderio e la voglia sfrenata di libertà, la vera molla che guida ogni pensiero, ogni scelta, ogni azione.
Antonella Izzo (1964) è attrice, cantante, regista. Ha scritto e diretto per la Giornata della Memoria: I colori della libertà, La croce della memoria, I treni e le barche della storia e Il cimitero dei tulipani; per l’8 marzo: Voci di donne e Teste nere; per la legalità: Sulo pe sfizio, Re Maso, Nidi di rondini, Storie di cera e Cento passi coi tacchi a spillo.
Ha inciso e prodotto i Cd Incantando, Doce doce e L’addore ’e libbertà. Ha coordinato progetti e laboratori teatrali presso Istituti Scolastici, Istituti Penali, Centri di Aggregazione e Centri di Salute Mentale. Conduce Corsi di Formazione su Teatro e Cultura popolare.
L’ultimo lavoro è Canto nella notte.
Antonella Izzo –
Ho appena letto una pagina (pag. 36) del Canto nella notte di Antonella, un’opera complessa che obbliga chi legge a ripensare e a ripensarsi, quasi una auto introspezione all’interno di un’auto biografia che fa rincorrere pensieri, accadimenti, personaggi e situazioni analoghi a quelli della voce narrante del Canto della Notte. E non poteva essere altrimenti, tutti noi conosciamo il cortile, il pozzo, le vecchie pietre millenarie su cui sedersi per la chiacchierata e tutte noi abbiamo avuto, chi più e chi meno, una zia a cui far compagnia la notte; allora la lettura diventa un percorso che si fa insieme, insieme si soffre per l’infanzia spesso negata, insieme si gioisce per i piccoli, semplici piaceri vissuti a cui un tempo si attribuiva enorme valore, come, ad esempio, una scatola di latta, colorata e colma di caramelle. Purtroppo la dolcezza donata da ciascuna caramella comporterà il pagamento di un pegno, quello delle regole scritte dai grandi e dal sistema di potere che considera i bambini non in grado di intendere e volere. Il racconto di Antonella, attraverso una cifra stilistica del tutto originale, si snoda tra il racconto stesso delle tappe di vita e subito dopo l’emergere, a livello di coscienza consapevole, di una realtà a volte aspra, a volte meno. Ed il corsivo che utilizza l’autrice serve a lei per indagare gli attanti e le situazioni e serve a chi legge per farlo proprio come se gli accadimenti fossero scritti a mano e in grado di scrutare intimamente la storia. Insomma nel racconto questo corsivo l’ho visto come l’emergere continuo dell’Es di freudiana memoria, c’è questo bisogno, direi istintuale, di affermare e dar valore alla bimba, alla ragazza, alla donna ma subito arriva e fa da contraltare il super Io che impone le sue regole, costringe a sottostare al ricatto dei grandi e del potere. Per fortuna, però, arriva l’Io che riesce a mediare come una bilancia tra le due parti e ne modera l’agire, le mette “d’accordo”. È grazie all’Io che la psiche è in equilibrio e in armonia con il mondo esterno. Questa armonia Antonella la trova e la mette in campo con l’arte del palcoscenico, della danza, della musica, del verso poetico, della ricerca nel canto antico, ma la trova anche negli affetti. Infatti è con estrema dolcezza che lei ricorda la “cura” ricevuta dal fare sapiente e paziente della mamma, dagli abbracci del papà alla 2 ricerca di un modus vivendi dignitoso e appagante, con dolcezza ricorda il profondo legame con le sorelle per le quali a volte è mamma a volte è figlia a volte sorella. La stessa dolcezza che le è regalata dall’incontro nel coro della parrocchia con il chitarrista discreto e timido, poi diventato suo compagno di vita, le cui note accompagnano versi dal sapore di fragola e limone e dal colore tenero, amabile e ambrato delle nespole. Spesso nel racconto ci sono citazioni che rimandano alle nostre origini contadine e richiamano ricordi legati alla Vigna, ai fazzoletti di terra coltivati con viti e alberi da frutta e, benché legati ad un vissuto imposto e non piacevole, restano scolpiti a testimoniare che margherite, papaveri e viole sono capaci di allentare le reti dei pensieri tristi. Come l’autrice dice, questo CANTO NELLA NOTTE è un racconto, una danza diversa, uno sguardo interiore, una vita… la sua. Il tutto non poteva che essere descritto se non con linguaggio poetico, dove le figure retoriche si sovrappongono alla narrazione prosastica che spesso ne è sopraffatta, generando una lunga, appassionata e commossa poesia che diventa un tutt’uno con i versi dedicati ad Enza, alla Passione del Sud, agli Invisibili, ai Cantica Popularia. Insomma uno spirito libero che cerca sempre e in ogni dove di liberarsi, fin da quando, bambina costretta ad addormentarsi su un cuscino non suo, sente la zia che le grida “Fuori” ma poi è costretta a rinunciare a questa libertà ritrovata perché sente il peso della responsabilità che l’aiuta anche a capire fino in fondo la sofferenza di un’altra donna, la zia, anch’essa vittima di doveri e imposizioni di una cultura oppressiva. Ma Antonella, diventando grande, non perde il gusto di sentirsi libera, e lotta con i compagni di vita, con il compagno di vita, con le armi che le sono consone. Lotta contro il perbenismo da strapazzo, contro la disuguaglianza, contro l’ingiustizia, contro la superficialità e lo fa “Con bandiere rosse, decisi slogan e manifestazioni di dissenso alle regole del mercato elettorale e mafioso, abbiamo cantato le nostre idee liberamente e con amore per l’affermazione dei diritti umani. Una trasformazione che ci ha resi speciale in un mondo di superficiali. Disertori del sopravvivere e amanti della resistenza, quella che accomuna gli umili, i miseri, i folli, i nomadi di spirito, le donne libere, le menti anarchiche. 3 Dentro ma fuori il sistema! Sempre! La ricerca della verità è un percorso buio, ma sano. Un valico fatto di confini insormontabili, ma non impossibili. La forza raccontata da questa donna è aver saputo capitalizzare le gioie della vita contro le inevitabili disgrazie che la vita stessa riserva, ci è riuscita regalando i suoi pensieri a sogni belli, donando amore all’essere madre, fondendo due entità in una soltanto e con essa continuare il cammino, sempre a testa alta e sempre da disobbediente. Grazie Antonella.
Nichi Migliozzi