Vi è mai capitato di recarvi in libreria e, mentre state scegliendo un libro da acquistare, essere attratti da una porta, inoltrarvici e trovarvi catapultati, improvvisamente, indietro di 223 anni?
È esattamente quello che succederà al nostro protagonista, che dovrà trascorrere due giorni in una Napoli di fine Settecento alle prese con rivolte popolari, illustri personaggi dell’Illuminismo e, tra l’altro, un omicidio da risolvere.
“A questo punto il cuore comincia a battere forte tanto da sentirlo nelle orecchie.
Credo di sognare e richiudo gli occhi per poi riaprirli subito; già nella mia mente però si sta facendo strada un pensiero angosciante che cerco di scacciare, passa un carretto trainato da un mulo con sopra un contadino che mi fa un cenno di saluto, il tempo di vederlo e perdo i sensi, mi ritrovo sdraiato sull’acciottolato con il contadino accanto che mi regge la testa.”
Una storia singolare, accattivante, e, a tratti, divertente.
Antonio R. Garofalo è nato a Napoli e vive a Roma, laureato in legge all’Università “Federico II di Napoli”, ha svolto la professione di avvocato, ha acquisito un master in comunicazione pubblica presso l’Università “La Sapienza” di Roma e ha lavorato nella Pubblica amministrazione. Coltiva da sempre la passione per la storia e ha svolto attività di divulgazione storica presso alcune associazioni culturali. Ha pubblicato nel 2021 il saggio storico Bugie, intrighi e misteri in cui il lettore indaga su alcuni “gialli” quali la morte di Cavour, di Ippolito Nievo e del generale Pollio e scopre episodi nascosti dalla polvere del passato.
andrea f –
Il romanzo è ispirato dall’amore che l’autore nutre per la sua Napoli. Un amore che si manifesta nella curiosità di riscoprire i vicoli, i palazzi, le chiese della città, delicatamente omaggiati nella loro bellezza, al contempo popolare e nobile, dalla fluida narrazione del protagonista. La curiosità non si ferma ai luoghi, ma inevitabilmente si spinge nel passato, grazie a un espediente narrativo granguignolesco, del tutto compatibile con le tinte esoteriche che arricchiscono la cultura partenopea. Così siamo magicamente trasportati alla fine del Settecento, in piena rivoluzione repubblicana. È l’occasione per l’autore di affrontare spinose questioni sociali e politiche ancora oggi non risolte. Sagaci riflessioni impreziosiscono la trama gialla. I caratteri dei tanti personaggi in cui, nel breve spazio di due giorni, si imbatte il commissario galantuomo sono nitidamente delineati da dialoghi la cui vena comica risente della tradizione della commedia napoletana, e forse della napoletanità in generale.