Mafia, politica, apparati deviati, giustizia: relazioni pericolose e occasioni perdute
Una puntuale e affascinante carrellata sulla storia politica e istituzionale del nostro paese in cui si esamina, tra i vari argomenti, l’evoluzione della mafia, che ha saputo cogliere, sempre in anticipo, i cambiamenti della società, inserendosi purtroppo ogni volta nelle attività di maggior profitto.
Non manca il profondo dolore per le stragi mafiose. In una di queste è stato ucciso il collega e amico Giovanni Falcone, una ferita che non si è mai rimarginata, e nelle pieghe dell’anima il recondito sospetto che forse, se non avesse cambiato ruolo poco prima, il prossimo sarebbe stato proprio Giuseppe Ayala.
Una lucida e coinvolgente analisi compiuta da chi i fatti li ha vissuti anno dopo anno in prima persona, prima come braccio destro di Falcone, poi come parlamentare spettatore della crisi portata da Tangentopoli, della discesa in campo del Cavaliere e altri innumerevoli fatti che hanno fortemente e inevitabilmente trasformato per sempre il nostro paese. Il tutto descritto con un acuto piglio ironico, quel tanto che basta per vedere la luce anche nell’oscurità.
Giuseppe Ayala è nato a Caltanissetta il 18 maggio 1945. Dopo la laurea in giurisprudenza, esercita la professione di avvocato. Entra in magistratura ed è sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, collaborando con il pool antimafia per parecchi anni. È stato pubblico ministero al primo maxiprocesso, diventando poi Consigliere di Cassazione.
Nel 1992 viene eletto alla Camera dei deputati, poco prima dell’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Nel 2006 chiude l’esperienza politica e rientra in magistratura.
Dal dicembre 2011 è in pensione.
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