Ancora sotto l’effetto dell’anestesia, dopo aver subito il secondo intervento alla schiena, Romolo cade in un sonno-veglia e inizia una specie di viaggio mentale a ritroso nel tempo che ripercorre alcune tappe più importanti della sua vita fino al giorno della sua partenza per Bologna da Casal di Principe, che segnerà per sempre la sua vita, costringendolo a distaccarsi dalla sua casa, dal suo paese ma non dalla sua famiglia con la quale i rapporti saranno sempre forti, sinceri e leali. Una storia semplice e genuina che parla di sentimenti autentici, come l’amicizia o il grande Amore, della tenacia nel voler abbandonare quella terra così martoriata dalla criminalità ma anche così tanto amata, e del sacrificio per cambiare rotta alla sua vita diventando dal nulla un piccolo e onesto imprenditore edile.
Il protagonista nasce a Casal di Principe all’inizio degli anni ‘60, quinto di otto figli in una famiglia di modeste possibilità, numerosa e onesta. Costretto a crescere in fretta in un ambiente permeato da illegalità, mentalità chiusa ed estremamente maschilista, che in qualche modo turbano la giovanissima esistenza di un ragazzo con una grande voglia di vivere, ad un certo punto si rende conto che rimanendo fermo lì, in una realtà blindata da quella mentalità e quegli stereotipi, la sua vita non sarebbe mai potuta cambiare. Non avendo nulla in comune con quella realtà, decide quindi di cambiare direzione e trasferirsi a Bologna dove già il suo migliore amico lavorava da alcuni mesi. Da qui nasce “Bologna solo andata”.
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